Hollywood ha bisogno di soldi e accoglie anche Gheddafi junior

New YorkGheddafi abbraccia la selezione naturale. Il titolo potrebbe far paura e ricordarci altri dittatori, non libici, e altre paurose filosofie di sterminio. Ma stavolta il titolo non è comparso sulle pagine politiche dei giornali americani, bensì sulla stampa hollywoodiana. Poiché il figlio del leader libico, Saadi, 36 anni, si lancia nel business del cinema americano, investendo la somma di 100 milioni di dollari in una compagnia di produzioni che si chiama, appunto, Natural selection.
La storia potrebbe appartenere a un thriller di Le Carré: tra complotti politici, arabi ed ebrei, spie e giovani star californiane. Poiché a fare da partner al figlio di Gheddafi, creando forse la coppia più strana della Cinecittà californiana, è un ebreo americano di nome Matt Beckerman, presidente di Natural Selection. Un giovane che un anno fa ha convinto il giovane libico a investire in almeno venti pellicole. Nessuna, a detta di entrambi, ad alto contenuto politico.
Così Gheddafi va a Hollywood. «È un grande appassionato del nostro cinema - ha spiegato Beckerman -. Ha visto tutte le puntate di Lost almeno 30 volte e possiede una cineteca da far invidia. Sta già producendo un film con un budget iniziale di 12 milioni di dollari intitolato The experiment (una scelta discutibile, visto che è tratto da un film tedesco su un esperimento condotto in un carcere di massima sicurezza), al quale seguirà Isolation, un thriller diretto da Steven Kay (lo stesso regista di The shield).
All'inizio il nome Gheddafi non ha aperto nessuna porta a Hollywood, dove la lobby ebraica, al contrario del giovanissimo e coraggioso Beckerman, non vedeva di buon occhio l'arrivo di dollari provenienti dal Paese dell'attentato al volo Pan Am. «È stato molto difficile - ha dichiarato il presidente di Natural selection -. Quando facevo il nome del mio partner mi mettevano giù la cornetta, ma i suoi sono miliardi che arrivano in un momento in cui i rubinetti di Hollywood sono asciutti. Io stesso ho promesso a Saadi che ce l'avremmo fatta, dicendogli che per ogni persona che ci sbatteva la porta in faccia un'altra ci avrebbe di fatto accolto a braccia aperte».
Adesso che le Nazioni Unite hanno rimosso le sanzioni contro la Libia, e che le nebbie dell'attentato al volo della Pan Am si stanno diradando, il giovane Saadi (secondo figlio maschio di Gheddafi), calciatore professionista con l'Udinese prima di essere stato eliminato per doping, presidente della federazione calcio libica e abile uomo d'affari con alle spalle i petrodollari del padre, vuole avere una voce in capitolo nella fabbrica dei sogni californiana. Ma c’è chi preferisce non fare affari col dittatore libico. «È vero, Hollywood è abituata alle follie di molti mogul - ha spiegato un produttore che ha voluto rimanere anonimo -, ma l'arrivo dei Gheddafi è uno tsunami che ci potrebbe travolgere».


Beckerman aveva cercato di finanziare Natural selection nel 2008, ma si era trovato di fronte la grande crisi economica. «Era stato un bagno di sangue, finché non mi ero deciso ad andare negli Emirati Arabi, facendomi presentare chiunque avesse soldi, anche i falsi sceicchi e gli imbroglioni».

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