Per chi non la conoscesse, Homeland è una serie televisiva statunitense incentrata sulle vicende di un prigioniero di Al Qaida che torna negli States, dove è sospettato di spionaggio. Estremamente popolare oltre oceano, da anni sta riscuotendo grandi successi anche in Europa. Inevitabilmente, gli avvenimenti della politica internazionale degli ultimi mesi, con la nuova, terribile, recrudescenza del terrorismo, hanno portato ad un'impennata negli ascolti.
Homeland non ha mai avuto paura di affrontare i temi più scottanti dell'attualità: nei mesi scorsi, ad esempio, era stato fatto un riferimento d'attualità citando la vicenda di James Foley. Ma ora, di fronte alla crescente minaccia di Isis, anche i produttori della serie fanno un passo indietro: i tagliagole del sedicente Califfato "potrebbero essere semplicemente troppo malvagi perché le loro efferatezze vengano rappresentate in televisione."
Il produttore della serie Alex Gansa ha spiegato che il tentativo di portare in scena un personaggio come Jihadi John potrebbe non "funzionare" sul mercato delle serie tv: "Umanizzare o creare un membro dell'Isis che crei simpatia sarebbe un obiettivo molto difficile da raggiungere, che mi renderebbe nervoso; nemmeno i servizi, nemmeno il governo americano sa bene come gestire l'emergenza dei terroristi veri, quelli in carne e ossa."
"Quanto sono efficaci i raid aerei? - prosegue Gansa - È un'ottima domanda, con cui cerchiamo di confrontarci: uno degli aspetti più interessanti di Homeland è la sua capacità di commentare l'attualità con un angolo
prospettico che la maggior parte delle altre serie non raggiunge."A sentire il produttore, Homeland ha ancora molto da dare: nonostante gli ottimi risultati in termini di ascolti, "il meglio deve ancora venire".
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