I «comunisti al sole» di Venditti inno degli orfani di falce e martello

La ballata pop del cantautore romano dedicata a Briatore sta diventando il tormentone dell’estate e spopola alla radio e sul web, con foto di Berlinguer

Chissà, potrebbe diventare il tormentone canoro dell'estate. In radio passa a tutte le ore, alle cene c'è chi ne canticchia allegramente il ritornello, su YouTube il video «personalizzato», con iconica foto di Berlinguer, è cliccatissimo. Sarà il titolo vagamente enigmatico, «Comunisti al sole» (non quello dell'avvenire). Di sicuro Antonello Venditti, che per l'occasione s'è avvalso dell'amico batterista Carlo Verdone, non l'ha scelto a caso. «Un po' cristiano e un po' comunistaccio», come ama definirsi pure dopo essere approdato, soffrendo, nel veltroniano Pd, il cantautore dagli incrollabili occhiali a goccia s'è divertito anzitempo a mettere in forma di ballata pop la condizione esistenziale degli orfani di falce e martello. L'avrete sentito il motivetto, il cui verso chiave, accompagnato da una liberatoria apertura melodica, scandisce: «Resta sempre uguale a come sei / un comunista al sole. / Non cambiare tanto resterai / per sempre un sognatore». A dire la verità, la rima più azzeccata sta all'inizio della seconda strofa: «Ma che golosità / questa giornata al mare / Sublime voluttà / sentirsi un po' Briatore». Mentre sull'incipit, con quel «la Volvo è ancora là / è pronta per partire / idea di libertà / di una giornata al mare», sembra si stiano interrogando anche i fan più sperticati, benché il passo successivo, «Chissà se partirà / se non si fermerà», suoni come un affettuoso sfottò.
Quando a novembre 2007 uscì il cd «Dalla pelle al cuore», che contiene «Comunisti al sole», Venditti precisò: «Ma quella canzone non ha alcun significato politico. Il comunista al sole è un poveretto che vuole essere Briatore, un muratore che è bruciato dal sole ma sogna di avere l'abbronzatura perfetta». Rifondazione comunista, all'epoca, era saldamente al governo e rappresentata in Parlamento, Bertinotti regnava dallo scranno più alto della Camera. Insomma la guerra ai ferri corti tra Ferrero e Vendola, con contorno di congressi truccati, era di là da venire; al pari del divorzio, sulle macerie del loro partito mignon, tra i comunisti d'antan Diliberto e Rizzo. Ma oggi, nello squagliarsi del popolo col pugno chiuso, «Comunisti al sole» acquisisce di colpo una sua simbolica, anche malinconica, pregnanza, da trattatello socio-politico. Vero, Venditti riconosce che Mao, Stalin, Pol Pot e Ceausescu hanno infranto il «sogno» del comunismo, anche se poi riabilita a sorpresa il semi-dittatore venezuelano Chávez, «l'unico che abbraccerei».

E tuttavia il protagonista della sua canzone, appunto un proletario che aspira a una tintarella senza il segno della canottiera, illudendosi di camminare su una spiaggia privata, magari con la Gregoraci in tanga al fianco invece che nel carnaio domenicale di Ostia, è invitato a restare «come sei, per sempre un sognatore». Dunque fedele agli ideali di giustizia e progresso, duro e puro contro i modellacci propalati dalla tv. Facile a dirsi, caro Venditti, quando spiagge immacolate, ville e yacht sono lì a portata di mano.

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