I croupier ultrà dell’Italia, casinò in tilt

Malta revoca i permessi alla casa da gioco veneziana: 120 licenziati

da Venezia

Palloni contro palline, senza ironia. Così mentre c’è un’Italia che trionfa in una magica notte berlinese, insaccando anche l’ultima sfera, ce n’è un’altra che contemporaneamente blocca la sua, rimediando una pessima figura. La pallina in questione era quella della roulette, ferma su tutti i tavoli verdi al contrario dei croupiers trasformatisi in «hooligan» ubriachi e molesti.
Calcio e tifo, binomio che in questo caso è costato 120 lettere di licenziamento e una valanga di polemiche sul casinò di Venezia a Malta. La «denuncia» è partita dagli stessi clienti, che la sera del 9 luglio, in occasione della finalissima Italia-Francia, loro del tutto disinteressati alle vicende pallonare hanno dovuto abbandonare fiches, black-jack, e roulette per subire i festeggiamenti del personale della casa da gioco. «Più che festeggiamenti, atti di vandalismo», ammette irritato ma sincero Ferdinando Orlandi, socio di maggioranza, nonché amministratore delegato del casinò. «In molti mi hanno chiamato per dirmi che non avrebbero mai più rimesso piede nella nostra sala da gioco a Vittoriosa. I video che riprendono ciò che accade all’interno, impietosamente giustificavano la protesta dei clienti. Dai croupiers, agli inservienti, alle guardie fino al direttore Armando Favaretto, tutti lì (chi più chi meno) a ubriacarsi e far baldoria cercando di coinvolgere gli allibiti clienti, soprattutto le signore. Ora il Gaming Board, l’autorità maltese che gestisce le licenze del gioco d’azzardo, ha revocato la licenza alla sede distaccata del nostro casinò. Scuse a parte e promesse di severe punizioni, Orlandi si è visto costretto a spedire 120 lettere di licenziamento ad altrettanti dipendenti, come atto dovuto in seguito alla revoca della licenza.
Da parte sua, Mauro Pizzigati, presidente del Casinò di Venezia nella città lagunare, ha scritto allo stesso Orlandi per ricordargli la necessità di tutelare il nome del Casinò e di vigilare per il regolare svolgimento dell’attività.
«Il Casinò di Venezia è socio di minoranza a Malta dopo che abbiamo ceduto il 60 per cento del capitale sociale al gruppo di Orlandi e siano rimasti socio di minoranza con il 40 per cento, è chiaro che non siamo noi i soci gestori», ha spiegato Pizzigati all’Ansa.
«Andremo a Malta per tutelarci sotto un duplice profilo: per tutelare in primo luogo il valore economico patrimoniale del nostro 40 per cento e per cooperare con quanto serve per riattivare la licenza e ottenere la riapertura il più presto possibile - ha aggiunto - in secondo luogo faremo accertamenti su quanto successo e, se serve, agiremo anche in sede giudiziaria per i danni che il nome Casino di Ve ha ricevuto. Il nostro nome è registrato in tutto il mondo ed è stato dato in uso a Malta, ma è chiaro che il danno di immagine è alla nostra denominazione, poco importando alla gente l’assetto societario sottostante».
Ora tutti attendono spiegazioni da Armando Favaretto, direttore generale e presidente della Vittoriosa Gaming.

Lui ha già fornito la propria versione dei fatti, un racconto spiega chi ha visto il filmato della notte brava «alquanto edulcorato». Oggi si terrà un vertice del cda a Cà Vendramin Calergi. I giochi, stavolta, non sono ancora fatti.

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