I due amici che devono tutto ai Puffi nel computer di casa

Le loro chiavette Usb fanno furore nel mondo. Hanno mille facce, da Batman a Hello Kitty

I due amici che devono tutto ai Puffi nel computer di casa

I custodi delle memorie lavorano nella zona industriale di Vascon di Carbonera, alle porte di Treviso, in un edificio traboccante di gadget. Tutte cose inventate e fabbricate da loro, articoli di merchandising per decine di ditte famose, oggetti piccoli che fanno grandi i marchi che rappresentano. I pezzi più pregiati sono proprio i più minuscoli, allineati con orgoglio dietro una vetrinetta. Sono chiavette Usb, quelle che si inseriscono nei computer per salvare file e dati. Memorie portatili. Hanno mille facce: Superman e Batman, supereroi della Marvel e personaggi Disney, protagonisti di serie culto come Il trono di spade o di kolossal come Il signore degli anelli.

Di penne Usb ne circolano a milioni. Che cosa trasforma un oggetto così banale in business di successo come hanno fatto alla Maikii, la società di Treviso che spadroneggia nel settore? «Da quando avevo diciotto anni - racconta Matteo Fabbrini, uno dei fondatori - mi sono occupato di import-export nell'impresa di famiglia che commercia prodotti legati al tabacco. Dopo la laurea a Ca' Foscari ho deciso di tentare qualcosa di mio nel merchandising producendo cappellini e magliette. Le ditte chiedevano una personalizzazione sempre maggiore, così ho chiesto aiuto a un amico che aveva un'attività di comunicazione e grafica».

L'amico si chiama Francesco Poloniato ed è il secondo fondatore di Maikii. Si buttarono nel commercio elettronico per le aziende: «Il primo ordine di penne Usb (32mila) venne dalla Genialloyd. Realizzammo in 4 giorni il fatturato previsto in un anno. Quello che ritenevamo un settore marginale si rivelò un mercato inesplorato». L'ordine maggiore mai giunto venne nel 2009, 600mila euro per chiavette con il programma politico del Popolo della libertà alle elezioni europee.

La società di comunicazione fu chiusa e tutte le energie concentrate sulle memorie tascabili. Negli anni in cui l'Italia piombava nella crisi questi venticinquenni scoprivano un settore in cui investire, dove si produce su ordinazione («allora i committenti pagavano in anticipo», sospirano), l'attività si autofinanzia e il guadagno può essere tutto reinvestito.

Produzione orientale e testa italiana, una ricetta che funziona. Qualità, servizio, innovazione. Fabbrini, amministratore delegato, e Poloniato, direttore creativo, tentarono di entrare nella grande distribuzione con prodotti di design, ma la strada giusta era un'altra: da un lato insistere con le «pen drive» personalizzate per aziende, dall'altro fare diventare simpatico un gadget tecnologico. Ottennero la licenza per sfruttare le immagini dei Puffi prima in Italia e poi in Europa: fu un boom che invase autogrill, librerie, casse dei cinema. Poteva essere un regalo, un oggetto da collezione, un portachiavi, uno sfizio.

«Siamo stati i primi - raccontano -, i nostri prodotti sono sempre stati i migliori. E siamo italiani». Ecco il segreto che ha consentito loro di collezionare licenze con le major mondiali (Warner Bros, Disney, Marvel, Pixar, Universal, Hbo) e di infilare nelle tasche di milioni di persone memorie elettroniche travestite - oltre che da innumerevoli marchi aziendali - anche da Minions, Simpson, Ape Maia, Hello Kitty, eroi di Star Wars, protagonisti di Game of Thrones.

I numeri di Maikii sono sorprendenti. Leader mondiale in otto anni di vita. Fatturato 2015 di quasi 18 milioni di euro (+65 per cento sul 2014) in Europa, Medio Oriente e America Latina che sale a 20 con Usa e Asia. Sedi operative a San Francisco, Shenzhen e Hong Kong. Più di due milioni di chiavette Usb vendute ogni anno. Portafoglio clienti di lusso: Microsoft, Audi, Ferrero, Lego, Fineco tra gli altri. Cinquanta dipendenti, una decina dei quali assunti negli ultimi 12 mesi. Età media sotto i 30 anni. Vendite in una cinquantina di Paesi. «Il mercato è in continua espansione», spiega Fabbrini. Lui e Poloniato si completano, la mente creativa e il braccio operativo, il sognatore e il realizzatore. «È una sintesi interessante di personalità diverse - sorridono - ci confrontiamo su tutto, se non siamo d'accordo esce sempre una soluzione di sintesi che spesso è la migliore».

Imprenditori trentenni, di successo, e non competitivi tra loro: nell'Italia di oggi questa è merce rarissima. E capaci anche di valorizzare i loro coetanei: i primi collaboratori arrivati nel 2008 ora sono a capo di due divisioni. La struttura organizzativa è orizzontale, non verticistica. Ognuno si sente partecipe della grande avventura, tutti sono responsabilizzati a cascata, tutti fondamentali e indispensabili.

Nessuno s'illude che la cuccagna delle penne Usb duri per sempre. L'anno scorso Fabbrini e Poloniato, con altri due trentenni, hanno lanciato un nuovo progetto, il portale Foodracers: convenzioni con ristoranti per consegnare a domicilio piatti da chef senza costi aggiuntivi. In sei mesi la piattaforma è già attiva in sedici città italiane. Ma il core business rimane l'elettronica di consumo con nuovi prodotti che stanno per arrivare sul mercato con il marchio Tribe. Una galassia di gadget elettronici che gravitano attorno a telefonini e tablet: cuffie, auricolari, cavi, cover, caricatori per auto, batterie portatili di scorta (le cosiddette «power bank»). Il catalogo annovera 350 articoli diversi.

«Produzione cinese con standard occidentali - spiegano i due -, del resto i chip si fabbricano lì. Ma la fabbrica l'abbiamo messa in piedi noi ed è supervisionata da personale italiano; gli 80 operai garantiscono standard di qualità, certificazioni internazionali, livelli di sicurezza e di stipendi che superano ogni verifica delle multinazionali».

Lavorare tanto con l'estero presenta un altro vantaggio, oltre i costi di produzione: «Fuori Italia pagano in 30 giorni, il che ci consente di tenere in piedi la parte finanziaria senza ricorrere troppo alle banche». Quante lezioni arrivano dai trentenni di Treviso.

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