I finiani chiedono un posto in giunta, aria di crisi al Comune di Prato

Il gruppo del Fli si fa avanti per un assessorato o minaccia di sfiduciare il sindaco di centrodestra Cenni. L'ironia della Lega: gettano la maschera anche qui, vogliono solo poltrone

Lo strappo dei finiani provoca smottamenti in provincia. Infatti sono ore di tensione nella maggioranza di centrodestra che amministra il Comune di Prato. Il gruppo di Futuro e libertà chiede un rimpasto di giunta arrivando a minacciare di sfiduciare il sindaco, Roberto Cenni. «Vogliamo un riequilibrio della giunta comunale - afferma il capogruppo di Fli in consiglio comunale, Federico Lorusso - abbiamo persone di grande valore da spendere per un incarico nel governo della città».
A Prato, nel 2009, il centrodestra vinse per la prima volta le elezioni a Prato, dopo 63 anni di giunte di sinistra, eleggendo Cenni, appoggiato da Pdl, Lega, Udc, La Destra e liste civiche.
Immediata la presa di posizione della Lega nord, con punte sarcastiche: «Finalmente Fli getta la maschera anche a Prato - il aprere dell'eurodeputato Claudio Morganti - e, con i ricatti, mira all'agognata poltroncina. Se gli uomini di Fli, partito che a Prato non ha ancora preso un voto, vogliono passare all'opposizione o mettere in crisi la maggioranza, possono tranquillamente farlo, ma si dovranno assumere le proprie responsabilità».
Il deputato Riccardo Mazzoni, coordinatore provinciale del Pdl a Prato, invece è più cauto: «A quanto mi risulta la posizione ufficiale del Fli pratese non è quella espressa nelle dichiarazioni del capogruppo Lorusso. Se queste fossero confermate, saremmo di fronte a un atteggiamento irresponsabile, partorito da una logica esclusivamente poltronistica.

Se Fli pensa di ripetere a Prato il triste copione recitato a livello nazionale, con un escalation di polemiche e di distinguo, allora è meglio arrivare subito a un chiarimento definitivo, perché la maggioranza ha comunque i numeri per andare avanti perché Prato ha bisogno di una piena governabilità e non certo di guerriglie politiche di retroguardia». Insomma, con le dovute proporzioni, schermaglie che sembrano riecheggiare i liet motiv sentiti a Montecitorio e dintorni.

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