I foulard conquistano E salgono in cima...

A Courmayeur una mostra dedicata all'accessorio più versatile con 70 pezzi

Lucia Serlenga

La moda riflette i tempi in cui si vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo, diceva Coco Chanel. E tra le cose che sono divenute specchio dei tempi c'è sicuramente un pezzo del guardaroba che ha significato molto nella punteggiatura dell'eleganza di alcune icone di stile: il foulard. Nato nel Novecento, il suo nome deriva dal provenzale «foulat» che sta per stoffa di seta, seta e cotone o lana, di taglio quadrato - in francese: carré - di varie dimensioni e utilizzi. Annodato sulla testa, avvolto intorno al collo o posato sulle spalle, si usa anche come top e persino come abito o come borsa.

Grace Kelly e Audrey Hepburn sono state le dive che negli anni Cinquanta hanno trasformato il foulard in un proprio strumento di seduzione. Ma ora questo piccolo ma intrigante pezzo di stoffa è arrivato in montagna e precisamente a Courmayeur. C'è quello bellissimo degli anni Venti con tanti sciatori realizzato in seta da una manifattura sconosciuta per R.R.W. e l'ultimo nato, quello del 2017 in seta, intitolato «Monte Bianco Variante Blu» realizzato da Maurizio Rivetti per Cattaneo Cravatte su commissione del Museomontagna in edizione limitata, acquistabile durante l'esposizione. Sì perché questi sono solo due dei grandi protagonisti della bellissima mostra «Foulard Parade» che a Courmayeur, fino al 3 settembre racconta le Alpi mettendo in mostra 70 carré provenienti dal Museo Nazionale della Montagna di Torino. In un lungo percorso, dagli anni Venti ai nostri giorni, Courmayeur lo celebra ospitando nel cuore del paese, alla Maserati Mountain Lounge nei locali del Museo Transfrontaliero, l'allestimento dei «Foulard delle montagne». L'esposizione dimostra di essere un originale veicolo per un nuovo approccio all'iconografia della montagna mettendo in vetrina il mito delle Alpi illustrato attraverso le grandi firme storiche e contemporanee, da Chanel a Lola Paltinger.

Insomma, il fascino di un viaggio nella storia di questo accessorio e, parallelamente, nell'immaginario legato alle Alpi. Una destinazione inizialmente elitaria e più tardi, più accessibile. In esposizione si possono ammirare le creazioni di grandi firme: da Chanel a Hermès, Prada, Givenchy, Gucci, Céline, Krizia, Ralph Lauren, Escada, Gabrielli, AAllard e Bogner. A queste si affiancano le griffe contemporanee, tra le quali Étoile de Marie, Casali 71, Lola Paltinger, Milleneufcentquatrevingtquatre e Charlotte Hudders che si distinguono per la loro iconografia originale ispirata all'arte moderna. Numerosi i pezzi dedicati nel corso degli anni alle Olimpiadi invernali come quello realizzato da Stoffelo per i Giochi di St. Moritz del 1948, o da Cattaneo Cravatte per i più recenti di Torino 2006, passando per le Olimpiadi di Oslo del '52. Un viaggio affascinante per raccontare attraverso la moda i costumi dell'epoca, il modo di vivere la montagna e il paesaggio. Dagli albori dello sci alpino rappresentato da un foulard in seta datato 1920, fino alle cime stilizzate di Slavka Kolesar disegnato per Etoile de Marie nel 2015.

Irresistibili quello di Gucci del 1971 realizzato da Vittorio Accornero dal titolo «Slitta» con un trionfo di fiori e una slitta trainata da cavalli che corre nel vento e quello di Hermès in seta intitolato «Neige d'Antan» e disegnato da Caty Latham-Audibert nel 1989: una meraviglia di scene sciistiche, stelle di ghiaccio, vischio e pungitopo.

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