Un affondo durissimo quello del sindaco contro i magistrati che due giorni fa hanno accolto il ricorso presentato da dieci famiglie rom del campo regolare di via Triboniano per la revoca dell’assegnazione delle case Aler. Il presidente della decima sezione civile Bichi ritiene che il Comune abbia sciolto la convenzione stipulata a maggio con la prefettura per motivazioni razziste, o meglio per «la mera constatazione dell’appartenenza all’etnia rom» degli assegnatari? Letizia Moratti non ci sta e ribalta la questione: il rischio ora è che a essere discriminati siano proprio i cittadini italiani. «È una sentenza che preoccupa - l’affondo - mi auguro che non sia discriminatoria rispetto ai milanesi e ai cittadini italiani che vivono in questa città». Un’uscita sopra le righe rispetto a quelle cui ci ha abituato il primo cittadino in questi cinque anni, perfettamente in linea con le parole pronunciate da Matteo Salvini, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino e futuro vicesindaco (?) due giorni fa: «Qui ormai i veri discriminati sono gli italiani».
Non è proprio piaciuta al sindaco la sentenza di corso di porta Vittoria che ha cancellato un percorso avviato la scorsa primavera con il piano Maroni da 13 milioni di euro per alleggerire 4 campi nomadi in città, ultimato in maggio con l’accordo siglato in Prefettura per l’assegnazione degli alloggi Aler alle famiglie del Triboniano, e cancellato in settembre per volere della centrodestra in consiglio comunale. Un percorso lungo e tormentato, non c’è che dire, che dopo aver rischiato di far «saltare la testa» dell’assessore alle politiche sociali e fedelissima del sindaco, Mariolina Moioli, aveva portato a una decisione ben ponderata e sofferta: prima ancora che la mozione firmata dal capogruppo del Pdl Giulio Gallera venisse votata, il sindaco aveva fatto dietro front, con non pochi imbarazzi. «È una sentenza preoccupante - ha aggiunto la lady di ferro - perché interviene su una decisione amministrativa che non è stata presa con leggerezza, ma maturata dopo un dialogo e un confronto con i nostri cittadini, addirittura abbiamo modificato delle decisioni che avevamo già assunto. Noi siamo eletti - la bordata finale contro la magistratura - e dobbiamo rendere conto ai nostri cittadini delle nostre decisioni, purtroppo i giudici non sono eletti e questo a volte può creare a noi amministratori qualche difficoltà». Frase, anche questa che ha tanto il sapore de «se i giudici vogliono fare politica si facciano eleggere, poi giudicheranno i cittadini» pronunciata da Salvini due giorni fa.
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