«I giudici hanno l’arresto facile solo con gli imputati eccellenti»

La Cdl: le toghe sono una casta In Italia classismo alla rovescia

da Roma

Mentre cresce lo sgomento generale per il delitto di Sanremo, e mentre il ministro Mastella, con una lettera al Corriere della Sera, invita l’opinione pubblica a non dare giudizi affrettati «mossi magari dall’emozione del momento», riaffiora lo scontro politico sul tema caldo della Giustizia. Nell’opposizione, infatti, sono in diversi a lanciare accuse sia al ministro Mastella «autore della legge svuotacarceri», sia alla categoria dei magistrati che spesso si «chiude a riccio e difende se stessa anche davanti a errori eclatanti».
Di «arresti differenziati» parla il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, spiegando che «i magistrati con persone di un certo livello, come manager e personaggi pubblici, hanno l’arresto facile. Con la gente comune invece è difficilissimo. L’arresto dovrebbe essere uguale per tutti», tuona Cicchitto. Per l’esponente azzurro «esiste una discriminante classista alla rovescia: il pm che oggi arresta una persona importante è investito subito di una notevole luce mediatica. Se arresta uno qualunque è pura routine». Sugli «evidenti scarsi risultati» dell’appena riformato ordinamento giudiziario, la deputata di Fi Laura Ravetto lancia il suo affondo: «A problemi concreti e gravi ci sono risposte generiche e confuse da parte del governo e dei ministri competenti». E la vicenda di Sanremo «è ancora più grave se si considera - aggiunge la deputata di Fi - che è appena stata approvata una riforma dell’ordinamento giudiziario che, come oramai è evidente a tutti, non dà ai magistrati reali ed efficaci poteri di intervento».
E se per tutta la giornata arrivavano dal magistrato genovese nel mirino Enrico Zucca precisazioni e smentite sul proprio operato, il centrodestra non esita a puntare il dito contro di lui. A dirla con il deputato di An Maurzio Gasparri «è intollerabile la sfrontatezza con cui si sottrae alle sue gravi colpe. Le sue dichiarazioni sono una sfida alla morale e alla legalità» e per questo «va sanzionato con immediatezza». Ribadendo poi come la manifestazione a Roma del 13 ottobre sarà «un segno di ribellione», Gasparri spiega che la sicurezza deve diventare «il primo punto di azione della politica». Bisogna «tenere i criminali in carcere, espellere i clandestini, impedire l’invasione di rom che abbandonano i figli a drammatici destini» avverte. Alla lettera al Corsera del Guardasigilli risponde Francesco Storace. «Mastella è talmente succube della magistratura che chiude occhi e orecchie ma non la bocca di fronte all’inquietudine degli italiani che si chiedono chi ha ragione tra un magistrato e la Questura di fronte ad un assassinio efferato e se quel delitto poteva essere evitato. Mastella invece apprezza».
Anche il leghista Mario Borghezio rispetto alla «levata di scudi della casta dei magistrati» non usa mezzi termini: «L’unico rimedio è l’elezione popolare democratica dei magistrati, che saranno così costretti, finalmente, a rispondere al popolo dei loro eventuali errori. Solo una classe politica invertebrata e ricattabile può continuare a subire e a far subire ai cittadini comportamenti che ricordano l’arroganza spagnolesca di don Rodrigo».

Di «casta» parla anche il segretario Dc per le Autonomie Gianfranco Rotondi: «Non è questione di regole. Il problema della giustizia italiana è la casta, quella dei giudici che se la pigliano con don Gelmini e mettono in libertà gli assassini».

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