I «malpancisti» del Pdl invocano il congresso romano

Alla fine c’è sempre qualche scontento. I primi mugugni si sono uditi già qualche ora dopo la presentazione della giunta regionale da parte del presidente Polverini, poi sono arrivate le prime scaramucce verbali dal coordinamento romano del Pdl. E, per finire, ieri le avvisaglie del malcontento si trasformano nella «richiesta di un congresso provinciale che prima di allora vada a imporre un commissario alla guida del Popolo della Libertà capitolino e superare di fatto le quote ex Forza Italia ed ex An».
A sollevare la questione è il Laboratorio Roma di cui fanno parte i consiglieri comunali Ferdinando Aiuti, Roberto Angelini, Antonello Aurigemma, Pierluigi Fioretti, Giovanni Quarzo, Ludovico Todini e Alessandro Vannini Scatoli. Ai quali si aggiungono il senatore Stefano De Lillo, il consigliere regionale uscente Nicola Palombi e Donato Robilotta. La critica che muovono i sette del Comune è sul «metodo che peraltro non giova all’individuazione di una classe dirigente da promuovere». Vale a dire «non sappiamo quali siano stati i criteri per la formulazione delle giunte comunali e in questo ultimo caso regionale - è il coro unanime -. Criteri che, soprattutto per gli ex di Forza Italia dovevano basarsi su tre parole chiave: consenso, merito e responsabilità. Così come ha affermato il presidente Berlusconi». Il passo è breve che ci vuole poco a capire che si allude a quelle dichiarazioni di piazza San Giovanni (era il 20 marzo ossia la giornata della grande manifestazione) in cui il premier ha parlato di posti in giunta per i consiglieri uscenti candidati in quella lista del PdL romano che era stata esclusa dalla competizione regionale. Un passo che si fa ancora più corto quando si cerca di rimarcare il vulnus della mancata presentazione della lista per «indagare ancora sulla vicenda perché si tratta di una forte responsabilità politica» chiosa Robilotta. Per Palombi la «consegna del silenzio iniziale su quella triste vicenda ora deve essere superata con il commissariamento del partito a Roma». Ovvero «ci si deve impegnare per lavorare su un progetto comune che abbia come riferimento principale un percorso comune senza correnti e che tenga presente tutte le anime del Pdl partendo dalla base» è l’idea di Vannini. Da Pierluigi Fioretti arriva la proposta di fare un cambio di metodo: «Serve valutare il gruppo di persone che ha contribuito ad eleggere Renata Polverini in Regione e soprattutto bisogna ammettere che Berlusconi direttamente è sceso in campo e ci ha messo la faccia. Il nostro Laboratorio Roma tiene a queste affermazioni e sta lavorando affinché queste affermazioni abbiano il giusto e meritevole seguito». Ma la critica più dura arriva dalle parole del senatore De Lillo che non usa mezzi termini per dire che «gli assessori della giunta Polverini sono un’espressione troppo vicina dei coordinatori del partito locale.

È vero che il danno politico è stato enorme non riuscendo a presentare la lista dei nostri candidati e si può stimare tra i 18 e i 20 consiglieri in meno ma è per questo che serve maggiore impegno per una coesione forte che recuperi anche altre anime dal mondo cattolico, liberista e liberale che invece sembra escluso dalla neo-formazione regionale». Non si esclude che l’agenda politica di Laboratorio Roma indichi, nei prossimi giorni, nuovi appuntamenti.

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