«È una provocazione», dice senza timore di critiche Sara Rizzo, una delle curatrici della mostra del Mudec «Exposure», che esporrà i manifesti d'età fascista, o più precisamente coloniale, capovolti, a testa in giù. Davanti all'inversione a testa sotto del gioco dell'oca per bambini intitolato «La guerra d'Etiopia» o al manifesto «Ritorniamo» dell'Istituto fascista dell'Africa italiana, dove è sottintesa l'intenzione di non rassegnarsi ad aver perduto le colonie, i visitatori chiedono subito il perché. Non manca la risposta delle guardie di sala più intraprendenti: «Ricordano le vicende di piazzale Loreto, con Mussolini e la Petacci appesi a testa in giù». Siamo nella terza sala della collezione permanente del Mudec, dedicata all'Africa. La curatrice spiega di non essere sorpresa dalle interpretazioni politiche: «Anche se io non l'ho pensato, ho pensato che avrebbero potuto pensarlo gli altri. Noi siamo abituati alle polemiche politiche, perché per i medesimi manifesti, quando sono esposti nel verso giusto, in passato ci è capitato di essere accusati di essere filofascisti».
La scelta, che qualcuno può considerare di dubbio gusto, dopo una prima selezione di oggetti compiuta dalla Conservatoria del Mudec, segue l'ispirazione di Theo Eshetu, star dell'esposizione, che nella sua videoinstallazione ha filmato anche il coccodrillo del santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie a Curtatone a testa sotto e con le zampe mozzate. «Una delle letture di Theo è la metafora dell'Africa come continente fiero, ma in qualche modo neutralizzato dal colonialismo» dice ancora la curatrice. Aggiunge: «Per un italiano è ovvio che ci sia un doppio collegamento, ma abbiamo avuto feedback positivi dalle seconde generazioni di etiopi a favore di questa scelta, per tagliare con il nostro passato coloniale».
È la linea guida della mostra «Exposure» ribaltare il senso, e anche la posizione, di oggetti e animali: oltre al coccodrillo, ventagli, vasi e la stessa immagine di Theo Eshetu, artista multiculturale (come il Mudec, Museo delle culture dedicato alle più varie etnìe), la cui foto ribaltata sostituisce quella di Manfredo Settala, autore di una pittoresca collezione secentesca concessa dalla Pinacoteca Ambrosiana al Mudec. Aggiunge la curatrice: «Nei manifesti fascisti il senso viene ribaltato. "Ritorneremo" diventa "Non ritorneremo più". Vedendo al contrario il gioco dell'oca sull'Etiopia, si cerca di ribaltare anche l'indottrinamento nei confronti dei bambini. Si trova invertito anche Santagostino, la marca di calze che era sponsor del gioco da tavola per bambini sulla guerra d'Etiopia».
C'è anche una provocazione intellettuale inversa che riguarda Italia e Cina: le cineserie sono ordinate all'occidentale, colore per colore, invece
che alla cinese, dove si segue solo l'intensità cromatica.Ultimo dettaglio. La mostra durerà fino all'8 settembre, data dell'armistizio del 1943 che divise l'Italia, anche se sembra solo una singolare coincidenza di tempi.
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