La grande kermesse de I Saloni è partita e prosegue fino al 22 aprile con un maxi percorso attraverso il design e l’arredamento declinato in tutte le sue "forme" dai Padiglioni di Fiera Milano fino in città. Centinaia gli appuntamenti fra eventi, mostre, performance. Uno di questi è molto particolare: da oggi fino al 22 aprile, tre prestigiosi hotel di Milano (Park Hyatt, Principe di Savoia e The Westin Palace Milan) ospitano una selezione tematica dei manifesti storici della Fiera di Milano, mentre la rassegna completa dei 70 manifesti della Campionaria (dalla prima edizione del 1920 ai Bastioni di Porta Venezia fino a quella del 1990, anno in cui la Campionaria cedette definitivamente il passo alle mostre specializzate e di settore) sarà visitabile negli stessi giorni presso il Lem Uno di Fieramilano Rho nell’ambito della mostra La Fiera di Milano. Lavoro e società nei manifesti storici. 1920-1990 organizzata dall’Area comunicazione di Fondazione Fiera Milano e curata da Carla Zucchi.
"Attraverso l’esposizione dei nostri manifesti storici sia in Fiera sia in alcuni dei più apprezzati hotel della nostra città - spiega Giampiero Cantoni, presidente di Fondazione Fiera Milano - vogliamo contribuire a diffondere il nostro patrimonio iconografico a un pubblico sempre più vasto, quale servizio culturale nel segno della continuità storica. Lo sviluppo della nostra Fiera ha accompagnato ed accompagna tutti i cambiamenti e le evoluzioni del Paese e della città di Milano, per una storia – quella della Fiera di Milano - che continua e si rafforza con la società e il territorio".
"Un territorio – prosegue Cantoni - che negli ultimi anni è fisicamente cambiato, e con la realizzazione del nuovo quartiere fieristico ha visto lo spostamento del baricentro delle attività economiche. Con l’Esposizione Universale del 2015 questo stesso territorio sarà protagonista di una nuova importante trasformazione che consoliderà nuovamente quei valori che hanno sempre caratterizzato Milano e il Paese, legati all’accoglienza, ai rapporti sociali e alla cultura dello scambio".
Ciascuno dei tre alberghi ospita una selezione ad hoc e legata all’edificio da un comune denominatore: epoca storica, stile e vocazione.
Il Park Hyatt mette in mostra i manifesti raffiguranti la modernità: quelli del 1926, ’27 (anno in cui Piero Puricelli, inventore della prima autostrada al mondo, assume la guida della Fiera di Milano e viene realizzato l’ingresso monumentale di Piazza Giulio Cesare), ’28, ’40, ’60, ’61, 65 e 69 (l’anno dello sbarco sulla Luna).
Il Principe di Savoia ospita due manifesti simbolo: quello del 1920, il primo della serie, e quello del 1950, a rappresentare la classe e l’eleganza.
The Westin Palace Milan raffigura l’internazionalità con i manifesti del 1939, ’47, ’58, ’72, ’75 e 1995. All’inizio degli anni ’70 la Fiera compie mezzo secolo di vita. La ricorrenza vede l’avvio dei lavori per la costruzione di Palazzo Africa, la prima realizzazione a livello europeo – come disse l’allora segretario generale Michele Guido Franci – concepita con il preciso scopo di favorire il rapporto diretto con le rappresentanze economiche di in’intera area continentale, un nuovo modo di rispondere alla sollecitazioni che un mercato internazionale degli investimenti ci propone.
I manifesti della Fiera aiutano a riscoprire i valori fondanti del suo sviluppo storico, indispensabili per tracciare le basi per il futuro. Un glorioso passato fatto di reti materiali e immateriali che riemergono e si riflettono fedelmente nel corposo materiale iconografico contenuto nell’Archivio Storico di Fondazione Fiera Milano.
Per oltre sessant’anni, dapprima con la Campionaria poi con la Grande Fiera d’Aprile, la Fiera di Milano è stata un potente ingranaggio nel motore dell’economia nazionale, ma anche uno strumento di conoscenza e condivisione dei saperi e delle più differenti culture. Così, attraverso la "lettura" dei manifesti si vuol far conoscere questa storia che è soprattutto il racconto degli uomini che l’hanno vissuta e amata da protagonisti, espositori, visitatori o designer che fossero. E’ il caso di Dudreville che firmò il primo bozzetto del manifesto del 1920, di Manlio Parrini che disegnò quello del 1936, di Ezio Bonini autore di quello del 1963. Designer, fotografi, pittori, grafici, in una parola molto al passo con i tempi "creativi" che si cimentavano ogni anno per riprodurre l’essenza della Fiera Campionaria e l’ambito sociale politico e culturale della propria epoca.
Una storia di successo, di innovazione e di "rivoluzione" che anche oggi continua a ritmi sempre più sostenuti e si rafforza a vantaggio della società e dell’economia del sistema Paese, in simbiosi con tutte le componenti del territorio.
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