"I miei calendari? Oggi è diverso. Con il photoshop è tutto facile"

L'attrice, sex symbol degli anni '90, appassionata di sport e politica: "La Lazio nel cuore. Le donne nei ruoli di potere danno più garanzie"

"I miei calendari? Oggi è diverso. Con il photoshop è tutto facile"

C'è chi invidia a Fiorello la strabordante simpatia; chi a Max Biaggi l'ardimento del centauro; chi a Stefano Ricucci la spregiudicatezza negli affari.

Ma se vai al Bar «Bob Lovati», covo dei tifosi laziali, ti diranno tutti che loro ai tre suddetti gentiluomini invidiano una cosa sola: Anna Falchi. Che poi, a ben guardare, Anna non è certo una «cosa», ma una creatura meravigliosa con la quale la natura è stata generosa. Bellezza e talento in un mix di apollinea femminilità e dionisiaca determinazione.

Decisa fin da giovanissima, quando con i primi guadagni si rifece il seno rateizzando (un milione al mese) i 15 milioni del costo dell'intervento plastico. Operazione riuscita (a occhio e croce una quinta abbondante).

Stiamo debordando in elogi? Forse sì, ma provate voi a fissare il volto (e non solo) di Anna senza rimanerne completamente rimbambiti. Anna Falchi - nome d'arte di Kristiina Palomäki, nata a Tampere (Finlandia) il 22 aprile 1972 - ne è consapevole e quando ti si para avanti con quegli occhi azzurri e quel fisico da «maggiorata anni '50» sa bene che prima (molti prima) o poi cadrai ai suoi piedi.

Wikipedia, che sa tutto di tutti, le dedica un rapido ritratto che racchiude un'esistenza: «Attrice, conduttrice televisiva, ex modella e produttrice cinematografica italiana con cittadinanza finlandese, considerata un sex symbol degli anni 1990 e 2000».

Impossibile non partire dalle ultime 6 parole: «Sex symbol degli anni 1990 e 2000». Ne è orgogliosa?

«Orgogliosisima. A quale donna non farebbe piacere essere desiderata da un uomo?».

Beh, ad esempio le femministe dure e pure sostengono che la donna «desiderata» dal maschio rischia di diventare una «donna oggetto».

«Ma quale donna oggetto. Io sono femmina e non femminista. Rispetto tutti, uomini e donne; e pretendo rispetto, da uomini e donne».

C'è chi chiede che il «cat calling» sia perseguito come un vero e proprio reato.?

«Se per cat calling intendiamo un complimento nei confronti di una donna, mi pare una follia tirare in ballo il codice penale; se invece parliamo di molestie o addirittura comportamenti peggiori, allora vanno punite severamente».

La linea di confine tra i due «generi» può risultare flebile.

«Non credo. La frontiera è chiara».

Ci faccia un esempio.

«Per strada se qualcuno mi fa apprezzamenti che non trascendono in volgarità, la cosa non mi disturba affatto, anzi mi fa piacere; se invece le parole diventano offensive, allora è giusto reagire zittendo il cafone di turno».

Ma in tempi di politically correct qualsiasi frase vagamente «ambigua» rivolta da un uomo a una donna diventa a rischio...

«A volte si perde il senso delle proporzioni. Anche per questo sono una convinta avversaria del politicamente corretto in ogni sua forma».

È vero che lei ha però sempre in borsa una bomboletta spray antiaggressione?

«Sì, noi donne rimaniamo dei soggetti vulnerabili. Non si sa mai in chi potremmo imbatterci. Meglio essere pronte al peggio. Io stessa in passasto sono sfuggita a due tentativi di aggressione. La cronaca nera, purtroppo, segnala un'escalation di episodi violenti».

A proposito, al suo fianco nella conduzione del programma Rai «I Fatti Vostri», al suo fianco c'è Salvo Sottile, un esperto di cronaca nera.

«Salvo è un giornalista completo. Con lui c'è un feeling speciale e ci divertiamo tantissimo: anche troppo, quando ci prende la ridarella, non riusciamo a smettere...».

In passato accadeva lo stesso in «Casa Vianello».

«Vero. L'esperienza in tv vissuta con Sandra e Raimondo è tra ricordi più belli. Loro erano sul set esattamente come nella vita. Uno spasso continuo».

Lei ha avuto la fortuna di lavorare con i maggiori registi italiani. A scoprirla fu addirittura Fellini.

«Ero giovanissima. Federico mi fece un provino per uno spot pubblicitario».

È vero che le dette il seguente consiglio: «Anna, devi essere un po' gattina e un po' mignotta»?

«Confermo. All'epoca non padroneggiavo ancora le espressioni sensuali. Ma poi, col tempo, mi sono ampiamente rifatta».

Rimanendo in tema di sensualità. Lei è diventata uno dei sogni erotici del maschio italiano pur senza mai fare parte della folta schiera delle dive della commedia sexy anni '80 come Edvige Fenech, Gloria Guida, Nadia Cassini, Annamaria Rizzoli, Barbara Bouchet e via spogliando...

«Non ne ho fatto parte solo per una questione anagrafica, negli anni in cui imperversavano quei film ero troppo giovane per interpretarli. Tutte le attrici che ha citato erano bravissime e mi sarebbe piaciuto far parte di quel gruppo gruppo».

Comunque dopo si è rifatta con i cinepanettoni di Carlo Vanzina e Neri Parenti.

«Mi hanno offerto grandi opportunità. Al pari di Marco e Dino Risi, Enrico Oldoini, Maurizio Nichetti, Carlo Lizzani, Sergio Rubini e tanti altri».

L'avrebbe mai immaginato quando nell'89 per la prima volta salì sul palco del concorso di Miss Italia?

«All'epoca era tutto un sogno. Che poi, incredibilmente, è diventato realtà».

Senza però mai dimenticare l'importanza nello studio.

«In un momento di grande impegno per la carriera ho deciso comunque di fermarmi un attimo. E concludere gli studi universitari che avevo interrotto, conseguendo la laurea in Letteratura con indirizzo artistico. Lo considero uno dei grandi successi della mia vita».

Una Anna Falchi in versione «perfettina».

«Quando affronto un argomento, foss'anche il più banale, mi impongo di sapere tutto su quel tema. Se, ad esempio, mi invitano a parlare di melanzana, bene, io mi documento alla perfezione pure sulle melanzane».

Se sui motori di ricerca si digitano le parole «Anna Falchi mutandine» vengono fuori migliaia di like sulla trasmissione Rai Satyricon del 2001 quando, ospite di Daniele Luttazzi, si sfilò gli slip rossi con su scritto È qui la festa! donandoli a un Daniele Luttazzi a dir poco estasiato dall'intimo omaggio.

«Si trattò di una gag preparata. In realtà non rimasi nuda. Sotto avevo un altro paio di mutandine».

Ma quelle mutandine donate a Luttazzi che fine hanno fatto?

«Leggenda metropolitana vuole che le abbia sequestrate un pezzo grosso con tendenze feticiste. Nell'ambiente circola anche un nome. Ma io non lo farò mai, neppure sotto tortura».

A proposito di web. C'è una sua immagine in rete che vorrebbe sparisse?

«Alcune sequenze del film del 1994 con Rupert Everett, Dellamorte Dellammore».

E che si vede di tanto scandaloso?

«Io e Rupert che facciamo sesso su una tomba».

Beh, in effetti è un po' macabro.

«Durante la registrazione dovevamo scavare attorno alle lapidi e sa cosa accadde?»

Cosa?

«Da sotto terra affiorarono vere ossa di defunti. Fu orribile».

Ma perfetto per una pellicola horror.

«Fin troppo realistico...».

Dai brividi di paura, passiamo ai brividi di gioia: 20 maggio 2000. Lazio campione d'Italia e la supertifosa Anna Falchi che si esibisce in un memorabile spogliarello.

«Lo avevo promesso. E mantenni la parola. Per la Lazio questo ed altro».

Nel '96 è stata la prima diva italiana a posare nuda per il calendario d'autore di Max con gli scatti del maestro della fotografia Marco Glaviano.

«Erano tempi in cui non c'era il photoshop, e ci si alzava all'alba per avere la luce giusta. Quel calendario è rimasto nella storia per il record di vendite. Mia madre, quando lo vide, ci rimase un po' male. Poi capì e si complimentò per la bellezza degli scatti. In seguito ho fatto altri 4 calendari, ma quello di Max resta il più iconico».

Quale fu la reazione dei suoi genitori?

«Mia madre ci rimase un po' male. Quanto a mio padre, la sua è sempre stata una figura problematicamente assente».

Lo stesso destino capitato a Giorgia Meloni che, per questo, è stata attaccata dalla giornalista Rula Jebreal con un tweet da cui tutti si sono dissociati.

«E a Giorgia va anche la mia solidarietà».

La nomina a premier della Meloni è motivo di soddisfazione per tutte le donne?

«Ne sono lieta. E ben cinque anni fa, durante una trasmissione televisiva, espressi l'auspicio che proprio lei diventasse in Italia la prima presidente del Consiglio. Ora l'esito elettorale mi ha dato ragione».

Eppure non tutti sembrano aver accettato il risultato delle urne.

«È il gioco della democrazia. Bisogna prenderne atto senza remore. E poi credo che le donne nei ruoli di potere diano più garanzie».

Attenzione a generalizzare.

«Nessuna generalizzazione. Non mi piacciono le quote rosa. Sono per la meritocrazia. I più bravi vanno premiati. A prescindere dal sesso».

Già, i «bravi». Torniamo alla sua amata Lazio. I giocatori di Sarri quest'anno sembrano tutti bravissimi.

«La squadra mi piace. Sarri è ok».

I suoi calciatori biancocelesti preferiti?

«Mi piacciono tutti. Ma ho un debole per Ciro Immobile, ormai un monumento. Mentre tra i nuovi che si sono inseriti alla grande, una menzione la merita il portiere Ivan Provedel, non a caso diventato un beniamino della curva».

Peccato per voi che quest'anno il Napoli sembra non avere avversari.

«Finora ha fatto un campionato straordinario. Ma sono felice per i napoletani. E sa perché».

Perché?

«Il mio primo mito calcistico è stato Maradona. Nella prima partita a cui ho assistito da piccola in campo c'era lui con la maglia del Napoli. Non lo dimenticherò mai».

Ma Diego ha mai saputo di questo suo «debole» per lui?

«Ma no. Ero una bambina. Ma se fossi stata più grande mi sarebbe piaciuto conoscerlo».

E certo sarebbe piaciuto anche a lui. Nel corso degli anni ha mai appeso nella sua cameretta il poster di qualche campione delle sport?

«No. Ma esteticamente mi piacevano molto i fratelli Inzaghi».

Lei è una grande appassionata d'arte. Che quadri o sculture ha in casa?

«Niente di particolarmente rilevante. Eccetto L'urlo di Edvard Munch».

Ma non è esposto nella Galleria Nazione ad Oslo?

«Sì, io ho solo una copia».

Fatta da chi?

«Da me».

Ah, quindi oltre che sui set si trova a suo agio pure davanti alle tele?

«Mi piace copiare le opere di grandi pittori».

Altre opere?

«Ne ho dipinte parecchie. Ma la maggior parte le ho buttate».

Motivo?

«Un po' le ho buttate, un po' sono andate perse nei frequenti traslochi.»

Sua figlia Alyssa,

avuta nel 2010 col suo compagno di allora, l'imprenditore Denny Montesi, ha ora 12 anni. Cosa sogna per lei?

«Alyssa significa creatura del mare. Per lei sogno una vita piena di luce, come i riflessi dell'oceano».

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