«I miei quindici anni al Grifo, 449 presenze e niente gossip»

«I miei quindici anni al Grifo, 449 presenze e niente gossip»

Calcio d’altri tempi. Fosco Becattini, storico terzino genoano, classe 1925, compie fra un mese 85 anni. Vive a Sestri Levante, lucido e vivacissimo nel ricordare i tempi d’oro di un Genoa anni Quaranta. Ha un record di presenze, ben 449, battuto solo da Ruotolo. Ha debuttato a vent’anni il 13 gennaio del 1946, a Bologna (brutta sconfitta per 4-0). È stato convocato due volte per la Nazionale, nel ’49 con la Spagna, in sostituzione dell’indimenticabile Maroso, vinse due a uno. Ha vestito la maglia del Genoa per quindici anni filati, dal ’46 al ’61. Una vita.
Come sei arrivato al Genoa, Fosco?
«Un amico mi segnalò. Ho fatto un provino e sono entrato fra i ragazzi. A gennaio del ’46, a vent’anni, ho iniziato la mia storia rossoblù».
Avevi vissuto tutta la guerra.
«Bombe, bombardamenti. Tempi duri. Si andava all’allenamento con mezzi di fortuna. Da Sestri a Genova non c’era l’autostrada, pochi treni. Ma c’era la passione. Sfacchinate, a volte arrivavi tardi, ma non ti davano multe. Sapevano il momento che si viveva».
Ben 449 presenze. Un record.
«E presenze vere, perché oggi uno entra per dieci minuti e conta una presenza. Le mie sono state tutte di 90 minuti...».
Che dici delle prime formazioni?
«Una storica fu quella che aveva Piani in porta, Pellicari e il sottoscritto terzini, Sardelli, Cattani, Bergamo in mediana; Trevisani, Grisanti, Mazza, Verdeal, Dalla Torre. Questi ultimi due erano eccezionali. Fra gli altri grandi ricordo Abbadie, poi Boyè ed anche Alarcon, Aballay, Koenig, Gren col quale battemmo la Fiorentina di Bernardini».
Tu giocavi terzino col numero tre, terzino d’ala...
«Certo, i terzini marcavano le ali avversarie, i mediani le loro mezze ali, il centromediano, il centravanti. Era il “sistema”»
Quanti derby hai giocato?
«Non ricordo, tanti, vinti anche molti, ma molti persi. Erano domeniche di sofferenza. Indimenticabili».
Dall’altra parte c’erano fior di giocatori.
«Ho incontrato spesso Baldini con Bassetto. Pinella, grande ala e centroavanti. Era difficile da marcare».
Fosco, allora gli ingaggi erano alti?
«Per carità, ma ci pagavano comunque bene. Sai, non c’erano i procuratori. Si andava dall’amministratore che si occupava di ingaggi e ci si metteva d’accordo».
Qual è stato il tuo maggior ingaggio?
«Se ricordo, un milione a stagione».
Non ti sei arricchito?
«Proprio no. Anche se stavo bene, mi sono comprato una casa».
Scandali allora? Flirt con belle ragazze? C’erano le veline?
«No, per carità. Qualche scandaletto scoppiava, soprattutto con gli argentini. Ma personalmente me ne stavo nel mio guscio».
Ti sei sposato, moglie gelosa?
«Sai, allora ci si sposava presto, i giocatori stavano fuori casa e sentivano il bisogno di avere un punto di riferimento. Io mi sono sposato dieci anni dopo l’inizio, ho avuto due figli».
Allora, Fosco, non c’erano stranieri di colore, niente tipi alla Balotelli...
«No, colore niente. Gli stranieri venivano soprattutto dal sud America e dal nord Europa».
Fosco quanto potresti valere oggi?
«Non lo so, forse dieci milioni di euro! Difensori ve ne sono pochi, io potrei dare una forte mano a Lippi (sorride, ndr)».


C’è qualche giocatore che ti assomiglia, oggi? Uno che potrebbe chiamarsi, come chiamavano te, «palla di gomma»?
«Oggi si gioca in modo molto diverso, più scientifico, allora la fantasia era più di casa».
Quindici anni di Genoa. Cosa sono stati per te?
«La vita».

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