«I “pacifisti” turchi collaboravano con Al Qaida dall’inizio»

«Collaboravano con Al Qaida sin da quando Bin Laden decise di colpire l’America». Le dichiarazioni di Jean Louis Bruguière, il magistrato francese responsabile negli anni Novanta delle indagini sull’attività di Ihh (“Insani Yardim Vakfi”, - “Fondo di aiuto umanitario”) l’organizzazione turca responsabile della spedizione su Gaza chiudono il cerchio, confermano i dubbi sul doppio volto dei “pacifisti” imbarcati sulla nave Marmeris, trasformano in certezza il sospetto di una trappola ai danni d’Israele. E rilanciano l’ipotesi di un «legame stretto e di lunga durata con la Jihad internazionale».
Jean Louis Bruguière, oggi rappresentante europeo presso l’unità del Dipartimento del Tesoro di Washington responsabile delle lotta ai finanziatori del terrorismo, non è un giudice qualunque. Nella sua carriera ha catturato “Carlos lo sciacallo” ed è stato il responsabile delle più delicate indagini dell’antiterrorismo francese. Fino al 2004 ha maneggiato i dossier fitti d’intercettazioni in cui si chiarivano i legami tra alcuni membri dell’Ihh e una cellula terroristica guidata da Fateh Kamel, l’algerino canadese accusato nel 1999 del fallito attentato all’aeroporto di Los Angeles. «L’Ihh ha avuto un ruolo preciso nell’organizzazione» - spiega il magistrato in un intervista all’Associated Press in cui ribadisce quanto già dichiarato negli Usa durante il processo per il cosiddetto complotto del millennio. Quella volta nella gabbia degli imputati c’era l’algerino Ahmed Ressam, arrestato nel 1999 nello Stato di Washington mentre trasportava l’esplosivo destinato - nei piani di Fateh Kamel - a salutare con una strage il Capodanno del 2000.
Secondo Bruguière, i turchi dell’Ihh rappresentavano già allora una solida copertura di Al Qaida ed erano implicati nella fornitura di documenti falsi, armi e appoggi ai responsabile dell’attentato di Los Angeles. «Un buon numero di membri della cellula di Fateh Kemal usava come copertura l’attività di volontariato per l’Ihh... erano legami troppo sistematici ed estesi per pensare che l’organizzazione ne fosse all’oscuro - sostiene il magistrato -. Gran parte del loro lavoro aveva poco a che fare con la carità...

serviva solo come facciata per muovere finanziamenti, armi e mujaheddin dalla Bosnia all’Afghanistan», conclude il magistrato che nel 1998 collaborò personalmente alle indagini delle autorità turche conclusesi con le perquisizioni delle sedi dell’Ihh e la scoperta di armi, bombe e munizioni.

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