È interessante che Riccardo Pacifici - portavoce della Comunità ebraica romana - abbia richiamato l'attenzione sull'Ucoii, l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane. Anche perché oggi è l'associazione più ramificata a cui fanno capo tante moschee delle città italiane. Pacifici ha segnalato un fatto che è passato pressoché inosservato: l'intervento di Hamza Piccardo, il segretario dell'Ucoii, a Controcorrente, un programma SkyTg24.
A proposito del crudele massacro di un cittadino israeliano, Sasson Nuriel, un civile innocente che Hamas ha catturato, ha filmato con la benda agli occhi e le mani legate e ha mostrato anche mentre implorava pietà, per poi assassinarlo a sangue freddo, Piccardo - secondo l'agenzia Apcom - ha dichiarato a Sky: «Il video dell'uccisione del colono ebreo diffuso da Hamas non è un atto di terrorismo, ma un atto di guerra. Secondo i comunicati dell'organizzazione quest'uomo non era altro che una spia all'interno dei Territori occupati e in guerra le spie rischiano di fare questa fine. Hamas usa i metodi terroristici che tutti i movimenti di liberazione hanno utilizzato nella loro storia, compreso il nostro movimento partigiano».
A fare queste dichiarazioni non è uno sprovveduto, appena arrivato in Italia da un Paese musulmano dove la propaganda è martellante. No. È un italiano convertito all'Islam. Prima si chiamava Roberto Piccardo e da giovane militava nell'estrema sinistra. Oggi è ai vertici dell'Ucoii.
Dunque la cosa deve far riflettere seriamente, anche le autorità che, giustamente, cercano interlocutori nelle comunità islamiche. Per questo Riccardo Pacifici ha invitato il ministro Pisanu a «tenerne conto per la formazione della Consulta islamica». Piccardo mostra di credere alle menzogne di Hamas, ma il povero Nuriel era un tranquillo commerciante, un civile, non una spia. A posteriori i terroristi l'hanno dichiarato «spia» per giustificare un crudele assassinio a sangue freddo: lo avevano catturato per poterlo scambiare con dei loro militanti arrestati e quando si sono sentiti sul collo il fiato della polizia israeliana, l'hanno eliminato senza pietà.
Ma Piccardo mostra anche di ritenere che Hamas sia un «movimento di liberazione» e paragona quell'organizzazione criminale e i suoi metodi, ai partigiani italiani che lottavano contro i nazisti. A parte l'implicita equiparazione (che mette i brividi) fra Israele e il regime nazista, c'è quella fra Hamas e i partigiani italiani. Nessuno ha nulla da dire? È curioso che nessuna delle vestali della stampa italiana, sempre pronte a emettere scomuniche per «bestemmia» appena Gianpaolo Pansa racconta i lati oscuri della Resistenza, sia insorta e abbia condannato come osceno il paragone fra i nostri partigiani e quella banda di terroristi che è Hamas.
Di simili «liberatori» il popolo palestinese non ha bisogno. Anzi, sono la più grande delle sciagure. Il fondamentalismo - che fra l'altro rende la vita impossibile ai cristiani palestinesi - non è il rimedio, ma la causa dei problemi palestinesi. Al di là di questa evidenza resta un mondo islamico che non riesce ad ammettere che uccidere un civile ebreo innocente e inerme a sangue freddo è da assassini, non da «liberatori».
È questo il pensiero anche degli islamici italiani? Il segretario dell'Ucoii, non nasconde le sue idee. Gad Lerner, che si fa molte illusioni sul «dialogo» con questo mondo, ha pubblicato in un pamphlet brani di una sua intervista a Piccardo. Quando Lerner gli chiede se «nelle moschee italiane si onorano gli uomini bomba artefici delle stragi in territorio israeliano», Piccardo risponde tranquillamente: «Non posso nasconderle che è così... indubbiamente noi preghiamo il Misericordioso per i martiri, autorizzati a quel tipo di azioni dal regime di occupazione costituito da Israele, un'aberrazione del XX secolo. Il sionismo si sta rivelando un'empietà ancor più duratura del nazismo e del comunismo».
È possibile che nell'Islam italiano si professino idee simili? Sarebbe questo l'Islam buono? Tutti lo evocano, tutti giurano sulla sua esistenza, tutti ripetono mille volte «guai a confondere il fondamentalismo e il fanatismo con il vero Islam», che sarebbe quello della maggioranza. D'accordo. Ma dove siano questa maggioranza e l'Islam buono è difficile da capire. Ci sarà (forse), ma perché non dà segni di vita? Perché è così minoritario? Perché le voci ufficiali parlano un linguaggio simile? L'islamismo non è un problema solo degli israeliani o delle minoranze cristiane oppresse e umiliate nei Paesi musulmani. È un problema di tutti noi (e anche, innanzitutto, dei musulmani: specialmente delle donne).
Anche per questo non si può essere indifferenti a quanto accade a Israele.
Proprio l'altroieri, il 29 settembre, sono passati cinque anni esatti dall'inizio della nuova guerra terroristica contro quel Paese: 26mila e 259 attentati, con 1.060 morti ammazzati e 6.089 feriti, perlopiù civili, falciati sugli autobus, in pizzeria, per strada. E di fronte a un mondo islamico che ha giustificato il terrorismo contro Israele, questo piccolo Stato, assediato e aggredito, è riuscito a fermare l'ondata terroristica con mezzi - come il famoso muro divisorio - che pur dolorosi non sono cruenti. Tuttavia noi occidentali - che siamo stati abbastanza indifferenti a quell'ondata terroristica, siamo riusciti a condannare Israele per quel Muro e a non riconoscerne neanche a posteriori gli effetti positivi.
Israele dà straordinari segnali unilaterali di pace, andandosene da Gaza e per tutta risposta i palestinesi incendiano le sinagoghe. Hamas massacra un civile israeliano inerme, a freddo, come Nuriel, e non arriva nessuna rappresaglia, anche se le autorità palestinesi mostrano di non far nulla contro Hamas. Ma l'opinione pubblica occidentale non se ne accorge neanche. I rappresentanti islamici d'Italia, come Piccardo, dicono quello che dicono e noi continuiamo a coltivare la mitologia pacifista di Israele come okkupante cattivo e dei palestinesi come le vittime, i buoni. È la vulgata dei giornali e delle Tv.
Temo che sia questa anche la filosofia del film Private che è stato scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar. Non discuto la buona fede pacifista del suo autore, Saverio Costanzo, ma vorrei segnalargli la tragica storia di Sasson Nuriel, così antitetica a quella che lui racconta nel film. Nuriel, 55 anni, sposato con tre figli, era un commerciante, aveva una piccola fabbrica di dolciumi nella zona industriale di Mishor Adumin, in Cisgiordania e lavorava da anni con tanti commercianti palestinesi. Quindi era un esempio di dialogo e collaborazione fra comunità diverse e conviventi. È stato assassinato crudelmente senza alcun motivo (aveva la «colpa» di essere ebreo).
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