I politici che sbagliano e non pagano il conto

I politici che sbagliano e non pagano il conto

Oltre 10 milioni di euro da incassare subito e più di 5 milioni su cui cominciare a ragionare. Rischia l'indigestione il maialino del Giornale a scorrere le carte della Corte dei Conti di Genova. Sono infatti talmente tanti i soldi che la mala gestione della cosa pubblica riesce costantemente a risucchiare dalle tasche dei cittadini liguri che, di solo recupero dei danni all'erario degli ultimi anni, potrebbe tintinnare molto a lungo il pancino del nostro salvadanaio rosa.
Tra truffe, sprechi, appropriazioni illecite, lievitazioni di prezzi e investimenti evitabili, tutti accertati con opportune indagini dalla suprema magistratura contabile, ci sarebbe, insomma, di che risollevare le casse di Comuni, Province e Regione. Per il periodo che va da gennaio 2001 a fine novembre 2009, per esempio, il quantum risarcitorio incassabile da Sarzana a Ventimiglia (perché riferito a sentenze già emesse in primo e secondo grado) ammonta a ben 15 milioni di euro, di cui finora solo poco meno di un terzo è stato recuperato. «Si tratta comunque di un ottimo risultato - chiarisce il nuovo procuratore Ermete Bogetti, che ha sostituito da dieci giorni Luciano Coccoli - ed è interessante notare che circa 340mila euro sono stati ottenuti con riparazioni spontanee».
Virtuosi a parte quella della Corte dei Conti, che ha proprio il compito (tra le altre funzioni) di tutelare l'erario dai danni causati dai pubblici dipendenti e amministratori, è una lotta costante non solo contro condotte dolose e colpose ma anche contro meccanismi burocratici che non permettono una rapida e agile risoluzione delle controversie, contro conflitti di interessi che obbligano a volte a chiedere a piccole o grandi istituzioni di tutelarsi dai loro stessi vertici. Accertato il dovuto, in tutte le sedi previste e spesso pure in Cassazione, non è quindi per niente scontato che l'intera cifra venga recuperata. Con buona pace del normale cittadino che, magari per una banale multa dimenticata in un cassetto, si vede pignorare la casa. Se poi i fatti sono avvenuti prima del 2005 le possibilità di vedere rientrare nelle casse pubbliche il maltolto scende ancora a causa del condono erariale del 2006.
Secondo Bogetti però questi annosissimi problemi, pur complicando il ménage, non sminuiscono il ruolo della magistratura contabile: «Non siamo l'Agenzia delle Entrate che deve garantire un gettito - spiega - il nostro compito è ripristinare l'ordinamento leso e garantire una funzione di deterrenza». In base a ciò è pertanto difficilissimo dire quanti dei 5 milioni e 400mila euro citati in giudizio per il 2009 dalla Sezione Giurisdizionale ligure torneranno a disposizione della collettività. E tantomeno possiamo azzardare previsioni su importanti vicende ancora in corso di accertamento. Come la più recente. I 700mila euro chiesti all’ex responsabile edilizia dell’Università, per i danni provocati all’Ateneo.
Pagherà mai qualcuno per i danni al Servizio Sanitario Regionale causati dalla mancata cancellazione dall'anagrafe sanitaria dei nominativi di persone decedute? A cosa porterà la complessa indagine su Datasiel, la società informatica interamente partecipata dalla Regione, alla quale sono stati affidati dalle Asl numerosi appalti al di fuori della libera concorrenza? E infine, vedremo mai i 9 milioni e 400mila euro sprecati per Ami o i 250 milioni delle vecchie lire evaporati per il progetto «Genova Porto Gioioso» che, non realizzato, aveva fatto saltare la testa dell'allora direttore regionale dell'Agenzia di Promozione turistica «In Liguria»? Il maialino non lo sa ma per ingrassare può bastare la speranza.

In cassa mettiamo «solo» i 10 milioni già accertati con sentenza di secondo grado e non ancora pagati. Se anziché pubblici amministratori fossero stati banali cittadini, quei soldi sarebbero già stati recuperati, in un modo o nell’altro.

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