«Tra i prigionieri ci sono combattenti stranieri con passaporto europeo»

L’inviato del governo somalo presso l’Ue, Ismail Bari-Bari, critica il governo italiano: «Un errore politico metterci sullo stesso piano di una rete islamica che mirava al potere attraverso il terrore»

Vogliono conquistare Mogadiscio con un’amnistia, hanno già catturato centinaia di jihadisti compreso un nuovo “talebano Jhonny” e la popolazione accoglie i “liberatori” con giubilo. Lo sostiene Yusuf Mohammed Ismail Bari-Bari, 48 anni, inviato speciale del governo di transizione somalo presso l’Ue in questa intervista al Giornale.
Le avanguardie governative, assieme alle truppe etiopi, sono a 30 chilometri da Mogadiscio. L’offensiva sta piegando le corti islamiche?
«Dopo le violazioni degli accordi e gli attentati suicidi la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’attacco massiccio delle cosiddette corti sferrato il 20 dicembre in occasione della visita del commissario europeo Louis Michel a Baidoa e Mogadiscio. Il governo somalo si è trovato costretto a difendere la legalità e la sovranità nazionale. Il sostegno logistico del governo etiope si inquadra nell’ambito di un legittimo accordo di cooperazione bilaterale siglato l’anno scorso. Il piano di sicurezza preparato dai vertici delle forze armate somale prevedeva un’iniziativa lampo che ha funzionato alla perfezione».
Ieri il premier somalo Mohammed Gedi ha detto che Mogadiscio non verrà attaccata. Lascerete la capitale in mano ai fondamentalisti?
«Il governo non ha alcuna intenzione di attaccare i propri cittadini. Abbiamo annunciato un’amnistia per i giovani somali che sono vittime di indottrinamento da parte dei capi delle cosiddette corti. Giovani mandati al massacro senza un addestramento adeguato e necessario equipaggiamento. Oltre al governo anche i leader tradizionali di Mogadiscio stanno invitando i giovani a deporre le armi. Il governo intende vincere con l’arma della pace».
È vero che a Jowhar la cacciata dei miliziani delle corti è stata accolta festosamente dalla popolazione?
«Non solo a Jowhar, bensì in tutte le località che il governo ha liberato, l’esercito somalo è stato accolto da giubilo spontaneo. In molte di esse si sono già formate le nuove amministrazioni locali».
Le corti sono divise in fazioni. Pensa sia possibile che i “moderati” passino dalla parte del governo?
«Uno dei cardini della politica governativa è la riconciliazione attraverso un processo di dialogo pacifico senza alcuna precondizione. Purtroppo l’ala “moderata” delle cosiddette corti non ha mai dimostrato alcun peso decisionale. Come si è ben visto la linea politica è stata dettata dagli estremisti».
Ci può dire qualcosa sui volontari della guerra santa islamica legati ad Al Qaida che avete ucciso o catturato?
«Le cosiddette corti hanno ingannato anche i jihadisti internazionali prospettando loro una “guerra santa” inesistente contro altri somali musulmani. Secondo le nostre informazioni in Somalia sono arrivati oltre 6mila combattenti stranieri provenienti da Afghanistan, Pakistan, Giordania, Irak, Libano e Cecenia. Ne sono stati catturati centinaia, alcuni con passaporti europei. Poi c’è il caso di un giovane, fatto prigioniero durante gli scontri dei primi giorni, che ha dichiarato di essere cittadino americano».


Cosa pensa delle dichiarazioni della diplomazia italiana?
«Riteniamo che sia stata una svista politica porre il legittimo governo somalo sullo stesso piano delle cosiddette corti e perfino accreditarle come un’“autorità de facto che controllava gran parte del territorio”. Le cosiddette corti volevano conquistare il potere attraverso il terrore. La nostra amicizia per l’Italia rimane comunque indelebile».

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