I PRIMATISTI DEL LITIGIO

C’è chi diceva che avrebbero litigato alla prima Finanziaria. C'è chi diceva che avrebbero litigato al primo mese. I più feroci arrivavano a immaginare che avrebbero litigato nelle prime settimane. Invece i leader dell'Unione sono riusciti in un'impresa senza pari: hanno litigato alla prima poltrona. Non la seconda, non la terza. No, proprio la prima: che è un po' come se i Mille di Garibaldi si fossero ammutinati ad Arenzano. Missione sospesa, in attesa di sapere chi avrà il grado di caporalmaggiore.
Uno spettacolo senza pari: se non fosse che prima o poi ci faranno pagare un biglietto (temo salato) ci sarebbe pure da divertirsi. Dicevano: «Serietà al governo, faremo il bene del Paese». In effetti: appena hanno sentito l'odor di una cadreghina non hanno capito più nulla. E giù ad azzuffarsi come comari per contendersi l'ambito incarico istituzionale. Perché, come è noto, i leader del centrosinistra ai valori tengono molto: sull'attaccamento alle istituzioni, per esempio, non si discute. È staccarli, che alle volte può essere un problema.
Così da giorni cercano di spartirsi i valori della Repubblica, seggiola dopo seggiola. La rissa, in particolare, si è scatenata intorno a un problema fondamentale per le sorti del Paese: la presidenza della Camera spetta ai Ds o a Rifondazione? Cioè a D'Alema o a Bertinotti? E allora tutti ad arrovellarsi intorno al quesito: ma non potrebbero risolvere tutto come si faceva da bambini in cortile? Ma sì, una bella conta: palloncino rosso, palloncino blu, esci fuori proprio tu. O magari un'estrazione a sorte. Il titolo è già pronto: Camera da Lotto. Farà schifo, ma è sempre meglio dell'Unione show.
Perché, fateci caso, si parla di Montecitorio ma già assomiglia a monte Calvario. E infatti Fassino è costretto a portare la croce: prende carta e penna e scrive una letterina a Prodi per lamentare la «condizione d'impasse» che «rischia di esporre la coalizione a una pericolosa, quanto imbarazzante divisione». Ma sicuro: imbarazzante è la parola giusta. «A questo punto, caro Romano - conclude Fassino - sta a te ritrovare quella coesione e quelle solidarietà indispensabili per approdare alle soluzioni auspicate».
Avete letto bene: «ritrovare», ha scritto proprio così. Ma come? Sono passati solo pochi giorni dalle elezioni e già devono «ritrovare» la coesione? E quando l'hanno persa? All'uscita dell'urna? Ma se non c'era il problema del conteggio dei voti, che facevano? Litigavano già il 10 sera?
Guardate che noi sottovalutiamo l'impresa: una coalizione che si chiama Unione e si disunisce sulla prima poltrona da assegnare è roba da record mondiale. Scusate: ma erano sicuri di vincere già da mesi? Dunque non hanno avuto mesi per prepararsi, discutere, meditare e «approdare alle soluzioni auspicate»? Allora come mai, alla prima decisione, scoprono l'«imbarazzante divisione»? Come è possibile? E va bene che da qualche tempo vanno orgogliosi del termine coglioni, ma non è il caso di esagerare nel dimostrarsi tali.
Non sappiamo come finirà. Di sicuro, anche se vincerà D'Alema, come esordio non è il massimo. E, comunque, è piuttosto infausto, anche se vincerà Bertinotti.

Soprattutto, ci lascia con un dubbio: che cosa succederà quando dovranno prendere decisioni più difficili che l'occupazione di una pur prestigiosa seggiola pubblica? Che cosa succederà quando dovranno andare a incidere non solo sul loro personale destino ma su quello di tutti noi? C'è da avere i brividi. Perché se, come dicevano i nostri vecchi, il buon giorno si vede dal mattino, per favore chiamate il colonnello Giuliacci: forse non ce ne siamo accorti, ma sta arrivando Katrina.

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