«I registi amano il jazz. Dopo Olmi, ecco Albertazzi»

L’estroso trombettista ha ricevuto ieri sera «l’Oscar» del Blue Note: «Mi onora sapere che prima di me l’hanno vinto Chick Corea e Gary Burton»

da Milano

I personaggi popolari del jazz italiano sono pochi ma buoni: Giorgio Gaslini, Enrico Rava, i due Stefani del pianoforte - Battaglia e Bollani, in ordine alfabetico - il precoce sassofonista Francesco Cafiso e soprattutto Paolo Fresu «trombettista insonne», come lo chiamano i francesi per via della sua attività complessa e vorticosa. Adesso il musicista sardo sta vivendo un altro dei suoi momenti magici.
Cominciamo dal premio che le ha attribuito ieri sera la direzione del club Blue Note di Milano, come fa ogni volta che ricorre il compleanno del locale.
«Sì, ne sono davvero lusingato. Ho saputo che gli altri musicisti premiati sono stati Chick Corea e Gary Burton, quindi mi trovo in una compagnia invidiabile. Peccato aver suonato per una sola sera, al Blue Note. È un locale dove si sta bene».
Il film Centochiodi di Ermanno Olmi è in prima visione in tutte le città italiane. Parecchi esperti di musica si sono accorti, ben prima di leggere i titoli di coda, che l’interprete della canzone Non ti scordar di me della colonna sonora è Paolo Fresu. Significa che lei è riconoscibile alla cieca, come si dice: è un privilegio di pochi.
«Ecco un’altra cosa che mi lusinga. Olmi mi interpellò all’inizio del 2006. Mi disse della sua stima per il jazz, che del resto è risaputa, e della sua intenzione di utilizzare una tromba e una fisarmonica per la musica del film che stava girando. È stato il classico invito a nozze per me e per il mio amico Antonello Salis, fisarmonicista oltre che pianista. Ho anche scritto con piacere l’arrangiamento dello stesso tema per le scene del battello. Pare che sia piaciuto molto. Poi ho composto un altro pezzo per i titoli di coda e l’ho chiamato Centochiodi, mi sembra giusto».
Si sta interessando a lei anche un regista di teatro, Giorgio Albertazzi. Ma non è la prima volta, se non sbaglio.
«No, infatti. Abbiamo lavorato insieme in un festival bresciano per un Vangelo secondo San Giovanni, proprio in periodo pasquale. C’era anche Uri Caine. Adesso non so che progetto abbia, non me l’ha ancora detto. Ma Albertazzi è un cultore di jazz di lungo corso, fin da ragazzo. E poi nel 1982, al Giardino de’ Boboli in Firenze, mise in scena Such Sweet Thunder di Duke Ellington, tratto dal Sogno di una notte di Mezza Estate di Shakespeare, con Giorgio Gaslini e Tiziana Ghiglioni. Fu indimenticabile Tiziana giovane e bella che cantava ondeggiando, vestita di azzurro».
In una recente trasmissione televisiva si è parlato della sua amicizia con lo scrittore sardo Salvatore Niffoi. Un altro progetto?
«Non credo, almeno per ora. Siamo amici da molti anni e ci stimiamo. Quando scriveva per una casa editrice sarda, Il Maestrale, mi ha dedicato un suo libro. Adesso è al terzo romanzo per Adelphi e con il secondo, La Vedova Scalza, ha vinto com’è noto il Premio Campiello. Mi si dice che con Adelphi abbia firmato un contratto per 15 libri. Non ci metterà molto ad arrivare in fondo. È assai prolifico, sul tipo di Andrea Camilleri per intenderci...».
...O di Paolo Fresu. Che cosa sta facendo adesso?
«Sto finendo un tour con il mio quintetto di sempre: Tino Tracanna sassofoni, Roberto Cipelli pianoforte, Attilio Zanchi contrabbasso, Ettore Fioravanti batteria. Segue una breve pausa e poi, a metà aprile, una “carta bianca” all’Arena del Sole di Bologna che comprende musica non stop per due giorni».
A questo punto, come si usa, chiedo a Fresu di parlare dei suoi progetti futuri, pur sapendo che con lui si commette un’imprudenza: significa rompere una diga che già trabocca d’acqua. Mi parla dei gruppi a suo nome che sono una ventina.

Fra una cosa e l’altra riesco ad annotare il trio Paf (Paolo Fresu, Antonello Salis, Furio Di Castri); il duo con Uri Caine; il Quartetto Devil con Bebo Ferra chitarra, Paolo Dalla Porta contrabbasso, Stefano Bagnoli batteria; il Mare Nostrum con Richard Galliano fisarmonica e Jan Lundgren pianoforte; la collaborazione con il Quartetto Lost Chords di Carla Bley che ha scritto un bel po’ di composizioni apposta per Fresu... Può bastare.

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