Sembra quasi una moda: le riforme non si possono fare senza i saggi. Sembra di essere tornati ai tempi dell'oligarchia. Ma cosa fanno questi saggi tutti i lunedì in cui si incontrano? Come nel migliore stereotipo parlano e si ascoltano. Nessuna scartoffia, nessun codice, niente messo nero su bianco, niente di concreto.
E lo dicono pure candidamente. "Io ascolto Onida, Onida ascolta me, io e lui ascoltiamo il professor Mirabelli, tutti noi ascoltiamo la bravissima collega Carlassare. Ci ascoltiamo a vicenda e discutiamo. Anche per ore. E non c’è nulla di più bello. Pensi che ci siamo dati la regola di non scrivere, per ora, documenti. Ascoltiamo...", confessa Beniamino Caravita di Toritto intervistato ieri dal Corriere. A sentir lui, più che un luogo dove farle queste fantomatiche riforme, le riunioni sembrano quasi un'esperienza mistica: "Sta accadendo qualcosa di molto importante. Un qualcosa che, almeno a me, sta dando una sensazione umana bellissima. Sta succedendo che noi tutti si sta costruendo un linguaggio comune", spiega il costituzionalista.
Ci pensa un altro saggio, Francesco D’Onofrio, a riportarci alla realtà: "Ma mica abbiamo un potere di deliberare. Quello spetta al Parlamento". Qualcuno prende appunti, dicono, e sottoporranno il testo alle Camere. "Poi se il Parlamento vuole farne tesoro, bene. Se non vuole, pazienza", sostiene D’Onofrio. E allora a cosa servono queste riunioni? Se lo chiedono Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky che hanno firmato un appello intitolato "Vogliamo sapere". E ce lo chiediamo anche noi.
Loro intanto parlano e ascoltano. E pensano. Come ha ribadito anche questa mattina D'Onofrio a Radio24. "Io mi meraviglio della meraviglia delle persone che si chiedono che cosa facciamo. Noi pensiamo. Il pensiero è un’attività libera. Pensiamo! È legittimo pensare o no? E siccome non siamo retribuiti possiamo pensare gratuitamente o no? Noi non prendiamo lo stipendio, soltanto un rimborso del c...!".
A nulla serve l'obiezione di chi gli fa notare che abbiamo già un Parlamento: "Il Parlamento non è in grado di fare questo perché il Parlamento non è chiamato per pensare, è chiamato a decidere. Vogliamo capire che c’è una differenza enorme o no?". Speriamo che prima o poi tutto questo pensare porti a qualcosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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