Daniela Uva
Passeggiando per le vie della città sembra di essere in pieno inverno. Costumi, magliette, pantaloncini e sandali hanno ormai lasciato il posto a maglioni, felpe, cappotti e stivali. Eppure, sulla maggior parte delle vetrine appaiono ancora grandi adesivi colorati con su scritto «saldi», «70 per cento», «grandi occasioni all’interno del negozio». A ricordarci che le vendite di fine stagione non sono finite. Le ultime due settimane di svendite promettono infatti imperdibili affari per i consumatori e un’ulteriore boccata di ossigeno per i commercianti. Che, soprattutto a Milano, hanno vissuto un mese di festa.
Dopo un avvio di stagione a dir poco difficile, le vendite sono aumentate del dieci per cento. Merito degli sconti, che hanno convinto tanti consumatori a mettere da parte le proprie riserve e a investire un po’ di risparmi in abbigliamento, pelletteria e calzature. Sono questi i settori che hanno beneficiato in misura maggiore dei saldi. «Solitamente sono i comparti più colpiti dalla crisi a registrare un sensibile aumento delle vendite», spiega Pietro Gastaldo, presidente della Confesercenti.
Rispetto allo scorso anno, i saldi sono partiti benissimo. Nei primi quindici giorni, e quindi fino al 25 luglio, si è registrato un incremento degli affari compreso fra il cinque e il dieci per cento. «Visto il periodo di crisi - dice Gastaldo - per i commercianti si è trattato di un momento di respiro molto importante. Con il passare dei giorni il livello delle vendite si è assestato intorno al cinque per cento. In alcuni casi ha toccato l’otto per cento. Un dato decisamente positivo rispetto al 2004». Gli affari conclusi nel periodo dei saldi non basteranno sicuramente a compensare le perdite registrate in avvio di stagione, ma sono stati sufficienti a realizzare quella liquidità di cassa indispensabile per far fronte ai nuovi acquisti. «Le imprese risentono più che mai del clima di recessione - continua il presidente della Confesercenti - ma la stagione non è ancora conclusa. Nonostante il periodo di ferie, registriamo una forte presenza di consumatori nei negozi. Molto probabilmente si tratta di persone che hanno deciso di non partire per le vacanze e che approfitteranno di queste giornate per compare gli ultimi capi estivi».
Nella settimana di ferragosto circa il 50 per cento dei commercianti milanesi ha deciso di non abbassare la saracinesca. Il capoluogo lombardo è però, insieme con Torino, la città con il maggior numero di esercizi chiusi. «Sono sicuro che quelli aperti saranno premiati - prevede Gastaldo -.
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