C'è anche un interesse accademico sui siti della battaglia di El Alamein. Lo tiene vivo il professor Aldino Bondesan, geologo dell'università di Padova che opera in collaborazione con il Progetto El Alamein del Siggmi (Società italiana di geologia e geografia militare). Il progetto ha il patrocinio di Camera e Senato e dal 2009 al 2014 (anno della crisi che ha portato a chiudere l'area del deserto) ha condotto 21 missioni sul fronte di El Alamein con 370 volontari che si sono occupati di classificare, censire e ripristinare le postazioni. Successivamente le missioni si sono diradate; l'ultima risale a un mese fa, quando il professor Bondesan ha svolto un sopralluogo con alcune laureande in progettazione e gestione del turismo culturale: stanno preparando una tesi sul riallestimento della sala dei cimeli del Sacrario.
Nell'ambito del Progetto è stato creato un parco storico della battaglia con 82 cippi disseminati sui punti più importanti dei 60 chilometri che furono teatro dei combattimenti. Sono state 1.586 le postazioni censite e 396 quelle ripristinate, sul fronte settentrionale e meridionale, in pieno deserto. Gli oggetti ritrovati sono stati consegnati al Museo del Sacrario. Al Parco hanno contribuito 284 volontari e 104 persone che hanno donato i cippi.
Esso doveva rientrare nel pacchetto di contropartite che il governo italiano avrebbe proposto a quello egiziano nella trattativa per ottenere la proprietà del terreno su cui sorge il Sacrario. Il Parco potrebbe integrare l'offerta turistica: l'Egitto ha infatti appena lanciato il progetto di New El Alamein, città dove ridistribuire la popolazione oggi concentrata al Cairo e lungo il delta del Nilo.SFil
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