Il giorno di Natale la notizia campeggiava sull’online di Repubblica proprio sotto quella dell’appello Urbi et orbi di Benedetto XVI. Il titolo, inequivocabile, dava l’idea che nei giorni delle festività natalizie, tra una fetta di panettone e uno scambio di auguri, nei palazzi d’Oltretevere si fosse consumata una resa dei conti: «Il segretario di Stato dimezzato».
La nuova rubrica di indiscrezioni vaticane di Repubblica online è firmata da un anonimo «monsignore» e ha come simbolo stilizzato quello di una mitria, ad indicare che l’autore è un prelato ben introdotto nella Santa Sede. Nell’articolo della vigilia di Natale, rimasto in rete anche il 25 dicembre, si parla di un «commissariamento» del cardinale Tarcisio Bertone, il «primo ministro» di Papa Benedetto. Non ci sono riferimenti a un provvedimento preciso in questo senso; la prova presentata a sostegno la tesi del «commissariamento» di Bertone è la fiducia che Ratzinger sta dimostrando al cardinale Camillo Ruini, già Vicario di Roma e presidente della Cei. Una fiducia che ha fatto sì che il Papa scegliesse quale nuovo arcivescovo di Torino il candidato di Ruini, l’arcivescovo Cesare Nosiglia, e non uno dei nomi che avrebbe preferito Bertone.
Questa però è una notizia arcinota: già molti l’hanno commentata, facendo notare come il prescelto dalla terna (in realtà una rosa di quattro nomi) presentata per Torino sia stato il candidato più vicino a Ruini ma indicato anche dai cardinali Scola e Bagnasco. Ma da qui a dire che Bertone non goda più della totale fiducia del Papa ce ne corre. Come pure è vero che Ratzinger si fida sì di Ruini, ma è altrettanto vero che questa fiducia e questa stima non sono mai venute meno, neanche dopo che il cardinale, per raggiunti limiti d’età, si è ritirato.
Che ci siano critiche anche diffuse presso taluni episcopati, nei confronti della Segreteria di Stato non è un mistero per nessuno. Che sulla nomina dell’arcivescovo di Torino il Papa non abbia scelto il candidato che avrebbe preferito Bertone, è assodato. Da qui però a dire che il segretario di Stato è dimezzato, ce ne passa. Anche perché bisognerebbe ricordare che su nomine più recenti, come ad esempio quella del nuovo arcivescovo di Santiago del Cile, Benedetto XVI ha scelto il candidato preferito dal suo segretario di Stato, il salesiano Ricardo Ezzati Andrello, e non quello più giovane, sostenuto da molti altri autorevoli porporati membri della Congregazione dei vescovi.
È passato un anno da quando il Papa ha rinnovato la sua fiducia al segretario di Stato, chiedendogli di rimanere al suo fianco anche dopo l’età canonica dei 75 anni. Ratzinger non ha bisogno di commissariare Bertone, perché in ogni momento, se lo volesse, potrebbe chiedergli di farsi da parte.
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