Fatti gli «impressionanti compiti a casa», Monti si getta a capofitto in quelli che sono dei veri e propri «euroincubi» con una missione: andare in pressing su Frau Merkel, campionessa del «nein». «Nein» agli eurobond, «nein» al salva Stati più pesante, «nein» alla Bce prestatore di ultima istanza. L’euro, oggi e domani, vivrà forse le sue giornate più drammatiche da quando è in vita. E di questo parlerà oggi Monti con il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner in un incontro ufficiale in prefettura a Milano, prima di volare a Bruxelles al summit dei capi di Stato e di governo della Ue. Appuntamento cruciale, questo, da seguire con gli occhi puntati alle reazioni dei mercati. Tanta la carne al fuoco nel vertice che entrerà nel vivo soltanto domani.
In primis la proposta di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy per spegnere l’incendio di Eurolandia è rivedere i Trattati dell’Unione. Un piano già anticipato in una lettera spedita al presidente della Ue, Herman Van Rompuy, le cui misure sono tutte incentrate al rigore. Si prevedono: sanzioni per i Paesi che non tengono a puntino i propri conti pubblici calpestando il vincolo del deficit al 3% del Pil; la regola d’oro per cui tutti i Paesi inseriscano nelle proprie costituzioni il vincolo del pareggio di bilancio; riunione dei leader tutti i mesi fino a quando non finisce la crisi per mettere in campo nuove regole; anticipazione al 2012 del fondo salva Stati permanente (Esm).
Peccato che proprio sul fondo salva Stati il «no» tedesco a potenziare l’attuale tetto di 500 miliardi abbia provocato il primo pollice verso da parte dei mercati. Ed è ragionevole pensare che il nostro premier vada in pressing anche su questo per ammorbidire la cancelliera di ferro. Sarà in buona compagnia, visto che soltanto Berlino si mette di traverso nell’azionare strumenti efficaci per difendersi dalla speculazione. Neppure la Francia, sebbene generalmente si parli di «Merkozy» per descrivere l’asse franco-tedesco, è perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda della cancelliera. Non lo è, ad esempio, sul ruolo che debba avere la Banca centrale europea che, giusto oggi, riunisce a Francoforte il proprio consiglio direttivo. Un appuntamento fondamentale perché potrebbero arrivare indicazioni forti sul futuro acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Un toccasana per tutti, non solo per i Paesi in difficoltà, posto che l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha già annunciato pagelle negative per ben 15 dei 17 Paesi dell’euro, compresi Germania, Austria, Olanda, Finlandia e Lussemburgo oltre a Francia (che di A ne perderebbe due) e Italia. Sul tema, domani, ci sarà un pre vertice tra Merkel, Sarkozy, il presidente della Bce Draghi, i presidenti del Consiglio europeo Van Rompuy, della Commissione Barroso, e dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
Ma oltre alla speculazione Monti sa bene che l’Europa intera ha un altro grave problema: non cresce. E presumibilmente si farà portatore, anche in sede europea, dell’allarme lanciato in queste ore dal New York Times: «Le nazioni profondamente indebitate debbono certamente riportare i propri bilanci sotto controllo... - scrive il Nyt -.
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