Roma - È un giallo, anzi un bell’arancione vivace. Premessa: non vogliamo accanirci su un litigio di cortile, ma qui le versioni non tornano, e tanto vale perdere qualche minuto per tornare ad Amalfi, nel rifugio estivo di Santoro, e rivedere la scena. Antefatto: sabato mattina un gruppetto di persone si affaccia sul golfo di Amalfi, dalla collina della frazione Lone, per scattare qualche foto. Un uomo in lontanza comincia a urlare di smetterla, attingendo ad un vocabolario non esattamente francese. Quindi si scoprono due cose.
Il gruppetto di persone non erano turisti ma volontari della Protezione civile (la Onlus Millenium di Pogerola, un paesino a un paio di chilometri da lì). Poi, che l’uomo urlante non era un compaesano anonimo ma Michele Santoro. L’Ansa batte la notizia: «Scattano foto panorama Amalfi e Michele Santoro si arrabbia». Dopo pochi minuti il giornalista precisa: «Nessuna invettiva: ho soltanto invitato un signore a non scattare immagini» spiega il conduttore di Annozero, precisando di aver solo «detto energicamente di smetterla», senza termini offensivi. Le versioni però non tornano. Chi dice la bugia? Una cosa è certa, a sentire il racconto di Vincenzo Rubano, responsabile della associazione di Camerota e testimone della scena, sembra di essere all’anno zero del bon ton. Intanto, primo dubbio.
Santoro sostiene di aver scambiato una persona di quel gruppetto per un paparazzo, appostato per rubare qualche scatto privato nella sua villa di Amalfi. Peccato che tutti loro, ci racconta il responsabile, avessero un abbigliamento improbabile per un paparazzo da rivista gossip. «Ma come si fa a scambiarci per paparazzi se avevamo tutti indosso la tenuta della Protezione civile, che è di un arancione ad alta visibilità. È fatta apposta per essere notata, strano che non se ne sia accorto». Secondo punto, la fantomatica «invettiva».
Santoro smentisce di aver preso a male parole i ragazzi della Protezione civile (secondo lui paparazzi in arancione), ma di aver solo invitato «energicamente» uno di loro a non fotografare casa sua. Anche qui il racconto dei volontari (che peraltro nemmeno sapevano che quella casa affacciata sul golfo fosse di Santoro) diverge completamente da quello del giornalista: «Siamo arrivati lì durante la pausa pranzo del corso di aggiornamento, qualcuno di noi ha voluto scattare una foto ricordo. Ad un certo punto ci siamo accorti che un signore da un giardino gridava verso di noi. Diceva: “che ca... mi fotografate!”, “fatevi i ca.. vostri!”». Altri suoi colleghi riferiscono di essere stati chiamati «stronzi!». «Ecco – prosegue il volontario – noi come Protezione civile non abbiamo risposto proprio, ma non avevamo neppure riconosciuto chi fosse anche perché eravamo lontani da lì. Abbiamo fatto finta di niente, ma quando abbiamo riconosciuto Santoro non ci potevamo credere». Alla faccia dell’«energico invito» a spostarsi da lì. «Mi aspettavo che almeno il signor Santoro chiedesse scusa ai ragazzi dell’associazione per il linguaggio che ha utilizzato - dice Vincenzo Rubano - invece leggo che fa finta di niente. È incredibile. Ha fatto una pessima figura, che delusione».
Dunque Santoro non manda «affan...bicchiere» solo Mauro Masi, dg Rai, ma anche i malcapitati che scattino fotografie troppo vicine alla sua casa di Amalfi, acquistata nel giugno del 2009 per 950mila euro più spese di ristrutturazione. Qui forse si nasconde il motivo della suscettibilità di Santoro per ogni intrusione, anche immaginaria, nella sua privacy amalfitana.
La Procura di Salerno ha infatti aperto, nel marzo scorso, un’inchiesta per lavori abusivi a «villa Santoro» («episodi minori punibili con contravvenzioni» spiegò lui stesso al Giornale). Quanto basta, però, per rendere off limits alle macchine fotografiche l’area attorno alla casa. Pena qualche «invito» a non scattare foto, in dolce stil novo amalfitano. L’anno zero della cortesia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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