Milano - L'uomo del destino è uno degli ultimi arrivati a corte, Caceres. La Juve, con i suoi due sigilli, si mette in tasca la prima semifinale di coppa Italia con lo spettacolare 2 a 1 di ieri sera che vuol dire una bella ipoteca della finale. Il Milan si arrende, bisogna dirlo, dopo aver risalito la prima china e sfiorato addirittura il sorpasso (annullato un gol di Ibrahimovic). L'uomo del destinoè Caceres ma è Giaccherini a infilarsi come una spada nel costato della difesa rossonera mal schierata a protezione e sostegno della migliore frazione disputata dai campioni. In entrambe le occasioni, sui due gol dell'uruguagio cioè, Amelia non è di sicuro inappuntabile: respinta moscia sul primo, rimane stregato sul secondo.
La Juve soffre nel finale prima del colpo di schiena che la riporta sopra il pelo dell'acqua grazie anche ai cambi di Conte, ribaltata la coppia d'attacco, via Del Piero (perché?) e Borriello, dentro Quagliarella e Vucinic. Chi sa soffrire e ridurre i danni, può aspirare al titolo di regina del calcio italiano. È prima in campionato, finalista ormai sicura di coppa Italia: cosa volete di più dalla vita?. Il Milan si regge sul pilastro di Van Bommel, trova il golletto del pari col suo giovanotto più interessante, El Shaarawy, si ributta con generosità in avanti prima di finire nella trappola del contropiede, maturato sempre a sinistra, nella zona di Bonera che è l'anello debole della compagnia.
Il finale è elettrico, qualche spiegazione di troppo tra contendenti prima di chiedere a Mazzoleni, l'arbitro di Firenze (altro gol, buono, annullato a Seedorf), conto di quel gol negato. E vola anche un buffetto tra Ibra (cattiva abiutudine?) e Storari. Un paio di emozioni distribuite in parti uguali sono il modesto reddito della prima frazione che promette tanto e mantiene meno, molto meno. E non è solo responsabilità diretta della scelta di Conte di puntare sul 3-5-2 che gli consente di allagare la zona mediana ( nel gergo di Coverciano si dice: fare densità) per imporre superiorità numerica, né della presenza, sui fianchi difensivi del Milan, di Bonera e Antonini, costretti a rinculare puntualmente.
Forse i due grandi rivali si guardano in cagnesco ma non riescono a farsi del male anche perché da una parte solo El Shaarawy è capace di mettere i brividi a Storari (lancio di Bonera, distratto Caceres, saltato Barzagli), dall'altra solo Del Piero minaccia la corazza di Mexes e Thiago mentre Borriello si distingue per fiere proteste fuori luogo. E la paratona di Amelia (deviazione di Mexes, volo sotto la traversa del portiere) segnala la vivacità di Giaccherini, abilissimo nello scavarsi una posizione che mette in crisi Emanuelson e Bonera stesso. Di Ibra e Pirlo, sotto stretta osservazione, non si colgono significative tracce.
All'ex di turno, accolto freddamente, basta riservare un po' di tigna per vedere il suo contributo ridotto all'osso, al Gulliver tanto stimato da Conte non basta tirarsifuori dall'area per ritagliarsi uno spazio vitale. Lo sbocco arriva solo più tardi, in avvio di ripresa, e anche qui i due rivali si dividono i gol, seminati in meno di dieci minuti. Appena la Juve può distendersi nel suo naturale contropiede (agevolato da uno sgambetto di Padoin su Thiago Silva) perfezionato da una stilettata di Borriello che Amelia non trattiene spalancando la porta a Caceres, matura il vantaggio bianconero.
Appena il Milan apparecchia un attacco come si deve (cross veleggiato di Antonini, testa di Ambrosini e fiondata di El Shaarawy), arriva il pareggio, meritato. Sullo slancio il Milan trova anche il gol del raddoppio (Ibrahimovic) annullato dall'arbitro per un tocco di mano dello svedese che le riprese televisive testimoniano. Allegri se la ride in panchina, per niente divertito.
Forse perché immagina il finale, tutto juventino, tutto avvitato sul piede fatato di Caceres e sulle proteste legate a quel fischio galeotto a Ibrahimovic. Forse il tocco di mano di Ibra più che visto è intuito dalla terna. Ma in tv le immagini non lasciano scampo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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