Idroaeroporto, il sogno spezzato dalla guerra

Se dovessimo domandare a un qualsiasi romano quanti aeroporti dedicati ai voli commerciali esistono a Roma, senza dubbio tutti risponderebbero senza esitare due: quello di Fiumicino e quello di Ciampino. Ma quanti di loro, soprattutto tra i giovani, sanno che fra i pochi prati scampati al cemento e i palazzi popolari di Magliana, Spinaceto, Tor Carbone e il fiume Tevere, quasi 70 anni fa sarebbe dovuto sorgere un importante idro-aeroporto?.
La sua inaugurazione era prevista per il 1942, mai non fu mai realizzata a causa dello scoppio della II guerra mondiale. Sarebbe stato un vero e proprio scalo intercontinentale, con i suoi oltre 4.000.000 di metri quadrati (un’estensione superiore a quella su cui è stato costruito per le Olimpiadi 2008 l’aeroporto di Pechino), proprio come lo è oggi il Leonardo da Vinci di Fiumicino. Questa avventura si concluse in un nulla di fatto, sia a causa della piena del Tevere più grave del secolo, che costrinse a sostanziali e onerose variazioni di progetto in corso d’opera, sia dal progressivo complicarsi della situazione politica ed economica italiana, sfociata nel conflitto mondiale. Oggi questo progetto, in concomitanza con l’85° anniversario della Costituzione dell’Aeronautica militare, sarà possibile ammirarlo, fino al 13 aprile, nella suggestiva cornice del Rifugio antiaereo progettato dall’architetto Gaetano Minnucci, nei sotterranei dell’edificio di proprietà di Eur spa. La singolare esposizione, realizzata con il patrocinio dei municipi XII e XV del Comune di Roma proporrà per la prima volta al pubblico documenti e immagini di un’opera grandiosa che fu allo studio nel periodo compreso tra 1930 e il 1940 e che, se fosse sorto sarebbe stato una struttura strategica per l’intera città di Roma e per l’Esposizione universale E 42. Nella mostra è possibile seguire anche le fasi di progettazione e gli ingenti interventi effettuati per modificare il corso del Tevere con l’eliminazione dell’ansa di Spinaceto, con la realizzazione del drizzano del Tevere, al fine di predisporre l’area di sedime in cui realizzare l’idroaeroporto, nonché le modifiche alle infrastrutture esistenti per l’accesso autostradale e il relativo collegamento ferroviario. «Quello che mi ha mosso alla ricerca di documenti e progetti che illustrassero l’Idroaeroporto e da cui è nata la mostra, è il ricordo personale di mio padre al lavoro sulle piste aeree - ha raccontato il curatore della mostra, Diego Lucietti - unito all’amore per tutto ciò che ruota intorno agli aeroplani. Mio padre alla fine degli anni ’20 lavorava di stanza a Venezia nella pianificazione dei voli per la Società aerea mediterranea, divenuta poi sotto il regime fascista Ala Littoria. Nei primi anni ’30 fu trasferito all’idroscalo di Ostia e quindi al nuovo aeroporto del Littorio» (attualmente l’aeroporto dell’Urbe). Il progetto si proponeva di risolvere due questioni cittadine: con la realizzazione della grandiosa infrastruttura, si sarebbe eseguito un intervento di ingegneria civile per il raddrizzamento dell’ansa del Tevere.

Così facendo non solo sarebbero stati salvaguardati gli edifici e le piste dell’aeroporto, ma grazie all’innalzamento degli argini del Tevere, si sarebbe evitato che la vallata prescelta e il limite sud ovest della capitale cadessero preda delle frequenti inondazioni. Ma l’Italia a grandi passi si avviava al conflitto.

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