Gli impetuosi segni di Ruggeri si muovono anche sulla carta

Casa Felicita a Cavatore (Alessandria) si sta caratterizzando, non da oggi, per un’attenzione approfondita e impegnativa a quella vera e propria arte povera che è la grafica: un’attenzione che si esprime in mostre, ricerche, attività editoriali, coordinate sempre da Adriano Benzi che è un po’ l’anima dell’istituzione.
Quest’anno, ad esempio, non solo ha realizzato una vasta mostra di Piero Ruggeri, artista fra i maggiori della cosiddetta generazione di mezzo, quella cioè nata negli anni Trenta («Ruggeri. Segni e colore», fino al 1° settembre), ma per l’occasione ha pubblicato il catalogo generale dell’opera grafica dell’artista, frutto di una lunga ricerca d’archivio, mentre a Francesco Poli e Gianfranco Schialvino si devono i testi in volume.
Veniamo dunque alla mostra, che fa conoscere un aspetto solitamente meno indagato di Ruggeri, nato a Torino il 27 aprile 1930, studente all’Accademia Albertina di Belle Arti e ben presto notato, dopo le prime esposizioni, da intenditori come Francesco Arcangeli, Marco Valsecchi, Giovanni Testori, Maurizio Calvesi. La prima cosa che ci raggiunge, di fronte alle sue opere, è la loro violenza.
La parola, però, non è precisa. Violenza fa pensare ad aggressività, e qui invece siamo di fronte a una passionalità coinvolgente e coinvolta, a una condizione di apprensività accorata, a uno stato di serena disperazione nei confronti di ciò che esiste. Forse bisognerebbe usare il termine «veemenza», un po’ nel senso in cui l’aveva usato un grande critico francese, Michel Tapié, che aveva intitolato una sua mostra, rimasta un momento decisivo negli studi sull’informale, «Veemenze a confronto».
La pittura di Ruggeri propone un rapporto diretto, impetuoso, con le cose. Opere come Giornata di pioggia, L’avvicinarsi del tramonto, Luce nel mattino di novembre, Bagliori gialli nel bosco interpretano gli elementi naturali non nei loro aspetti esteriori, ma nel nucleo di energia che li origina e li compone. E questa energia è, prima di tutto, luce.
La poesia non ha avuto bisogno della fisica per sapere che non esiste vita (nemmeno la vita delle cose) che non sia movimento ed emozione.

Così le incisioni di Ruggeri, come del resto i suoi quadri, rivelano anche nei soggetti più statici un irrefrenabile flusso dinamico: una corrente di forze misteriose che attraversa la composizione, ne sconvolge lo spazio e ne sottolinea il dramma. Che è poi una parola greca che, etimologicamente, significa appunto «azione».
LA MOSTRA
«Ruggeri. Segni e colore», Casa Felicita a Cavatore di Alessandria, via Roma. Fino al 1 settembre. Info: 0144320753

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