Nino Materi
Al Comune di Gubbio si racconta che quellelegante impiegata di 41 anni fosse amante del caffè lungo, anzi lunghissimo: per berlo, infatti, ci metteva oltre unora. Decisamente troppo per il suo capufficio reso nervoso dalle innumerevoli tazzine e dalle troppe «pause» che allontanavano ogni giorno limpiegata dalla scrivania. Una dipendente tutta casa-lavoro-bar che, tra casa e al lavoro, aveva deciso di privilegiare la tappa al bar. Per i primi tempi il responsabile del personale ha chiuso un occhio, poi entrambi e - ormai «orbo» - ha deciso di denunciare la donna alla magistratura contabile. E visto che landazzo - secondo laccusa - andasse avanti da cinque anni, lamministrazione municipale ha chiesto al procuratore regionale un congruo rimborso.
Il procuratore si è così armato di calcolatrice e ha formalizzato la richiesta allassenteista caffeinomane: 5 mila euro, più altri 6 mila per il «danno procurato allimmagine e al prestigio del Comune Gubbio». Una brutta notizia arrivata alla destinataria via espresso (e come, se no?); lei, ovviamente, per tirarsi su si è fatta subito un Hag, ma la cosa non è bastata a calmare le acque.
Allimpiegata - ribattezzata dai colleghi «lady Lavazza» - non è rimasto quindi che affidarsi a un buon avvocato, il quale ha sostenuto «lassoluta innocenza» della sua cliente, i cui «break, al contrario, sarebbero andati a esclusivo vantaggio della produttività aziendale». Ben diversa linterpretazione del Comune di Gubbio, rimasto evidentemente insensibile dinanzi al presunto «bisogno di un recupero psico-fisico» sostenuto dalla dipendente assenteista. A ricomporre la vertenza non è bastata neppure la chiamata di correo avanzata dalla donna che - messa alle strette - ha rivolto lindice accusatore contro la maggioranza dei dipendenti comunali: «La pausa-caffè di mezza mattina rappresenta tra noi unabitudine talmente sedimentata da dirsi ormai quasi una sorta di istituzione».
Ma le toghe della magistratura contabile la pensano diversamente e calano il carico da 11 mila euro. A inchiodare la signora alle proprie responsabilità sono i vigili urbani di Gubbio che, incaricati delle indagini, piombano in pieno orario dufficio nella stanza dellassenteista trovando la sedia desolatamente vuota e una voce che ha li prontamente informati che «la signora è, come al solito, al bar...». I vigili, impassibili, si siedono ad aspettarla: passa un quarto dora, niente; passa mezzora, niente; passano tre quarti dora, niente; passa unora, niente. Passa ancora qualche minuto, ed ecco finalmente materializzarsi - preceduta da un intenso aroma di miscela arabica - loggetto dellispezione. Allimpiegata, in flagranza di assenteismo, non rimane che ammettere di essere andata al bar «per ricaricarsi». Proprio come avviente nella pubblicità dei Pocket Coffee. «Del resto - si difende limputata - queste mie pause compensano le tante ore di straordinario per le quali non ho mai preteso il pagamento della prevista maggiorazione».
Inevitabile, per linteressata, offrire un caffè ai giudici.
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