Gli impiegati del Tribunale: «Così non si può lavorare»

Quando si parla dei problemi della giustizia, dicono, in primo piano ci sono sempre magistrati e avvocati. Di loro, e delle condizioni in cui sono costretti a lavorare, non parla mai nessuno. Se ne stanno ammassati in sei in uffici minuscoli dove al massimo potrebbero stare in due, in stanze stracolme di fascicoli, dove spesso le carte devono essere riposte nei corridoi, altrimenti non ci si entra. A descrivere una situazione degna di un suk sono gli impiegati del Tribunale di Roma: «Siamo come fantasmi in questa struttura, eppure senza il nostro lavoro il cittadino non può avere giustizia. Negli ultimi anni è raddoppiato il numero dei magistrati, soprattutto di quelli onorari, mentre gli operatori sono praticamente dimezzati. Una volta il fabbisogno di impiegati era determinato dal carico di lavoro, oggi dai fondi disponibili», denunciano. I lavoratori raccontano di aver segnalato in più occasioni agli organi competenti e istituzionali la situazione di degrado e di difficoltà esistente. Ma inutilmente.
Ora chi lavora a viale Giulio Cesare è stanco di sopportare in silenzio e aspettare cambiamenti che non arrivano mai. È l’ora di farsi sentire. Due le iniziative decise ieri durante un’affollata assemblea del personale del Tribunale aderente alle rappresentanze sindacali di base: un rigoroso rispetto delle mansioni che sono loro affidate per legge e una manifestazione di protesta davanti al ministero della Giustizia, in via Arenula. «Da lunedì prossimo nelle cancellerie - spiega Pino Todisco, del coordinamento nazionale giustizia di Rdb - riceveremo il pubblico: solo una persona per volta. Daremo accesso ai fascicoli, che saranno prelevati personalmente da noi, solo alle parti interessate e agli avvocati con relativa procura; non più con semplice delega alle segretarie degli studi legali, ai praticanti e ai collaboratori. Non si tratta, questo, di un principio che stabiliamo noi, ma la legge». «Dobbiamo fare uno scatto di orgoglio e riprenderci in mano il nostro destino, il nostro lavoro», aggiunge la Todisco. Francesca, impiegata, parla delle condizioni in cui sono costretti a lavorare: «La carta ci viene prestata dalla Corte d’appello, abbiamo dei computer vecchi, dei Commodore 64; le penne ce le portiamo da casa e qualcuno deve anche portarsi il telefono; manca la carta igienica nei bagni, lavoriamo nella sporcizia e nella polvere, spesso dobbiamo pulire i nostri uffici da soli. Stanze da due persone sono occupate da sei impiegati con un carico di lavoro impossibile da gestire e per questo spesso i fascicoli sono fuori dalle stanze: o stiamo noi negli uffici o ci stanno i fascicoli, senza poi pensare a quando viene il pubblico. Non siamo in grado di gestire gli incartamenti, non per incapacità, ma perché non abbiamo gli strumenti necessari».


Appoggio agli impiegati arriva dal presidente del Tribunale, Alberto Bucci: «So che lavorate al limite e per questo vi ringrazio». Per la federazione nazionale ministeri della Ugl, invece, «il Tribunale sta in sott’organico di oltre 300 unità: serve subito un piano straordinario per la giustizia».

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