Con Impregilo e Maire l’industria italiana vince a Panama e Abu Dhabi

L’eccellenza dell’industria italiana ieri si è materializzata con due notizie contemporanee, provenienti dai settori, affini tra di loro, dell’ingeneria e delle grandi opere. Impregilo, il più grande gruppo di costruzioni del nostro Paese, ha vinto la gara per l’ampliamento del Canale di Panama: uno dei progetti più grandi e più celebri di questo squarcio di secolo. Maire Tecnimont, uno dei più importanti gruppi italiani di ingegneria, è stata prescelta ad Abu Dhabi per uno dei più rilevanti progetti di sviluppo gas nel mondo. Entrambe le società italiane sono, ovviamente, consorziate con operatori stranieri, come sempre avviene nelle grandi gare internazionali. Ma il ruolo da ciascuna svolto nell’ambito del proprio raggruppamento è tale da permettere di riconoscere, in entrambe le operazioni, l’orgoglio dell’industria e dell’esperienza italiana.
La vittoria a Panama era prevista, dopo che l’offerta del consorzio «Grupo unido por el canal» era stata riconosciuta tecnicamente ed economicamente migliore rispetto a concorrenti tutti di prim’ordine su scala internazionale; ora è avvenuta l’aggiudicazione ufficiale. Nel consorzio la quota di Impregilo è la prima per singola impresa (48%), mentre il 49% è detenuto dalla spagnola Sacyr insieme alla portogherse Somague. Quote minori appartengono anche a una società belga e alla panamense Cusa, la più importante società di costruzioni di Paese centroamericano. La firma del contratto - del valore di 3,22 miliardi di dollari - avverrà entro quattro settimane. I lavori partiranno a breve per essere completati entro il 2014, in tempo per le celebrazioni del centenario dell’inaugurazione del canale. Il progetto prevede la realizzazione di due nuove serie di chiuse, lato Atlantico e lato Pacifico, per aumentare il traffico commerciale e consentire il passaggio delle navi «post Panamax» fino a 366 metri di lunghezza e 49 di larghezza, contro i 294 per 32 attuali.
La quota in questo lavoro, sicuramente prestigioso, va a incrementare il portafoglio ordini della società, che alla fine di marzo per sole costruzioni e impianti ammontava a 9,6 miliardi di euro. Tra le opere recentemente realizzate, restando solo in Italia, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano, il Passate autostradale di Mestre, la linea ferroviaria Bologna Firenze con i suoi 100 chilometri di gallerie; già contrattualizzato il Ponte sullo Stretto di Messina. Il gruppo (nato nel 1995 dall’unione di Impresit-Cogefar, Girola e Lodigiani, queste ultime fondate nel 1906), è transitato dal gruppo Fiat, alla Gemina, e da alcuni anni è controllato pariteticamente dalla triade Ligresti-Gavio-Benetton.
Venendo all’altra notizia di ieri, per la realizzazione dell’impianto di processo di Habshan 5 ad Abu Dhabi Maire Tecnimont ha ottenuto l’incarico insieme alla giapponese Japan gas corporation, con la quale è stata creata una joint venture paritetica. Il valore del contratto chiavi in mano per la progettazione e la costruzione dell’impianto è di 4,7 miliardi, e il completamento delle opere è previsto per il 2013. Il gruppo italiano ha già una solida esperienza nell’Emirato, dove ha completato il primo complesso petrolchimico Borouge nel 2001, la cui seconda fase sarà completata nel 2010. Per Maire si tratta «della più grande commessa mai assegnata al nostro gruppo» ha commentato ieri il presidente e amministratore delegato Fabrizio Di Amato. Il gruppo, con 4.300 dipendenti e ricavi per 2,4 miliardi, è una delle più grandi società di ingegneria italiane.

Viene da un passato nei gruppi Fiat e Montedison, e la nuova fisionomia si è consolidata nel 2004-5 per iniziativa dello stesso Di Amato, che oggi controlla il 63%. Sia Impregilo che Maire sono quotate a Piazza Affari: ieri la prima ha guadagnato lo 0,92%, la seconda l’8,8%.

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