La recessione ha imposto al mondo delle imprese di contenere i costi fissi, malgrado questo le aziende non sembrano però aver rinunciato a mettere in atto politiche retributive premianti per i propri dipendenti. É il risultato dell'ultima indagine condotta da Gidp/Hrda, l'Associazione direttori risorse umane. «Rilevante è la tendenza in atto di assorbimento, quando possibile, dei superminimi individuali in occasione del rinnovo del Ccnl. In periodi così incerti le imprese scelgono di aumentare l'entità variabile della retribuzione rispetto al fisso: infatti nel 37% dei casi circa le elargizioni variabili superano il 10% della retribuzione annua lorda per raggiungere punte anche del 20%», sottolinea Paolo Citterio, fondatore e presidente dell'associazione. Senza considerare che in alcuni casi, il valore annuale del premio di risultato equivale a una mensilità lorda (1.400-1.700 euro). Una cifra, prosegue Citterio, «assai significativa se si pensa che la retribuzione media lorda operaia è di 22.900 euro all'anno». Dunque se da una parte le imprese ricorrono ai tagli di alcuni costi aziendali come l'assorbimento dei superminimi, dall'altro «cercano di mantenere alti i valori del variabile e del premio di risultato in modo che i dipendenti siano comunque soddisfatti e, di conseguenza, aumentino la loro produttività e il loro rendimento».
L'indagine poggia su un questionario sottoposto ai direttori del personale di alcune realtà imprenditoriali del nostro Paese circa le politiche adottate nel 2009: si tratta per lo più di realtà di grandi dimensioni (il 58,82% conta oltre 500 dipendenti) e Multinazionali (49,02%). La sede principale della quasi totalità delle imprese è il Nord Italia (89,22%), i settori di attività spaziano dalla meccanica ed elettronica (19,62%) al commercio (14,7%) e alla chimica-farmaceutica (10,78%).
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