Dal taglio ai fondi per le assunzioni finalizzate alla sicurezza alla riduzione delle risorse per rimpinguare gli ispettori in lotta contro l’evasione, fino a una scure da 300 milioni di euro per la manutenzione della rete ferroviaria. E ancora: tagli al fondo per l’occupazione per 250 milioni e un "prelievo" di 300 milioni alla disponibilità su quaranta conti di Mps che raccolgono le risorse della Cassa conguaglio settore elettrico per finanziare l’efficienza energetica e le
rinnovabili. Sono solo alcune delle voci di copertura del decreto Imu che taglia quasi un miliardo di euro ai diversi ministeri, in parte realizzati con una sforbiciata ai consumi intermedi e agli investimenti fissi lordi, ma per la gran parte con una sforbiciata su ben 35 autorizzazioni di spesa dei diversi dicasteri contenuti in una tabella che non indica il capitolo ma solo il rimando legislativo.
Entro il prossimo mese, e comunque entro la legge di stabilità, il governo dovrà trovare un paio di miliardi di euro per riuscire a coprire l'abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa, un miliardo per l'abrogazione dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22% e un altro miliardo circa per la Cig e per il rifinanziamento delle missioni all’estero. Il tutto nella speranza che non si aggiungano altre emergenze. A fare i conti in tasca all'esecutivo ci ha pensato il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta che, ai microfoni di Nove in punto su Radio 24, ha fatto sapere che serve un "chiarimento politico" sulle priorità perché il governo non può continuare a "discutere un problema alla volta". Sul tavolo del dicastero di via XX Settembre c’è, infatti, un pacchetto di misure che hanno bisogno di copertura economica. Copertura che, a detta di Baretta, non si può affrontare "sfogliando i pezzi uno alla volta". Al ministero il diktat è appunto quello di dare le priorità alle misure da approvare. "Non si trova un miliardo e mezzo in 20 minuti...", fa notare il sottosegretario all'Economia ricordando che da un lato bisogna "superare i corporativismi", dall’altro "andare avanti con i tagli e la riorganizzazione complessiva della spesa".
La Relazione tecnica, predisposta dalla Ragioneria generale dello Stato, non convince il Pdl. A far storcere il naso al capogruppo alla Camera Renato Brunetta è soprattutto l’impianto contabile utilizzato per gli esodati e la cassa integrazione in deroga. Nel primo caso, spiega l'esponente del Pdl, gli oneri indicati dal Mef "lasciano intravedere un valore medio delle pensioni ben più alto (circa 25 mila euro anno) della norma, nello stesso tempo non esiste alcuna quantificazione del gettito Irpef proveniente dalle medesime". Nel secondo caso, invece, Brunetta accusa la Ragioneria dello Stato di non formulare alcuna ipotesi sulla "possibile platea dei beneficiari".
"Si naviga al buio - sostiene Brunetta - alla fine tutto confluisce in un unico grande calderone, che rinvia ad un successivo monitoraggio: preludio per un aumento dell’acconto Ires ed Irap, nonché delle accise sui carburanti; mentre sullo sfondo si vedono sinistri bagliori di guerra che avranno un’incidenza diretta sull’andamento del prezzo del petrolio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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