Non passa giorno che non si annuncino, con una grande o meno pomposa evidenza, aggiunte e novità alla gigantesca rete di opere pubbliche che la nostra città sembra obbligata a terminare assolutamente nel 2015, data fatale dellExpo oltre la quale non si può assolutamente andare.
E il bello sta che nel nostro Paese quando si annuncia a priori la data certa della consegna alla comunità di un lavoro di una certa importanza, ci si accorge solo dopo un certo tempo, nel silenzio generale di ogni protagonista, che o l'opera deve ancora essere iniziata o che la data di fine lavori si protrae in un tempo non definito o che è stata procrastinata in favore di altre necessità più urgenti.
Così improvvisamente si è scoperto, ma tutto poteva essere fatto anni e anni fa, che le soluzioni migliori per le infrastrutture sono quelle che stanno al di sotto del piano stradale. Ecco allora che il programma è di portare a sei il numero delle reti metropolitane, che si costruiranno lunghi tunnel per le auto, che il piano parcheggi interrati avrà nuova vita.
Ma forse la considerazione dei tecnici, i quali affermano che tutto quanto viene costruito sotto la superficie aumenta di quattro volte i costi, oggi non è poi da prendere troppo in considerazione, perché l'urgenza, l'importanza e la maggior funzionalità hanno precedenza assoluta per arrivare all'alba del 2015.
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