«Per innovare il business bisogna ottimizzare l’It»

«Per innovare  il business bisogna ottimizzare l’It»

Per le aziende italiane intente a raschiare il fondo del barile, investire in tecnologia e innovare diventa un compito improbo. Tanto più se la manutenzione del sistema informativo, come accade nella media, assorbe quasi l’80% del budget disponibile. «Oggi la soluzione c’è - assicura Jim Stallings, General Manager Global Markets for Ibm Systems and Technology Group - ed è alla portata delle Pmi, a cui si suggerisce di rovesciare la prospettiva: destinare le risorse all’innovazione sottraendole alle spese di gestione corrente dell'It, mentre si recupera efficienza».
Ma come fare in concreto?
«Riducendo la complessità dell’infrastruttura, spesso ostaggio di stratificazioni successive e di una proliferazione incontrollata di applicazioni e sistemi, diminuendo la relativa occupazione degli spazi, i costi delle licenze software, le spese di energia elettrica: procedendo, in una parola, all’ottimizzazione. Ciò che ora è possibile grazie a piattaforme integrate come i nuovi sistemi Ibm PureSystems».
Qual è la novità?
«L’impostazione semplificata e totalmente integrata dei PureSystems, che incorporano tutti i componenti fisici, server, storage e networking, e che possono ospitare qualsiasi macchina virtuale e quindi ogni tipo di applicazione Windows, Unix e Linux. Si tratta di una soluzione tutto-in-uno, con un software che la gestisce alla stregua di un unico sistema, e che consente tagli ai costi delle licenze sino all’80%, la riduzione degli ingombri dell’hardware alla metà e delle spese di energia fino a un decimo, col risultato ulteriore di recuperare capacità prima sottoutilizzata, anche col supporto del cloud computing».
Una rivoluzione dei paradigmi dell’It?
«Lo è soprattutto perché consente di dare scacco alle inefficienze in tempi brevi, liberando risorse e riequilibrando le spese di esercizio dell'esistente, che spesso si traduce nel ricorso a più personale e a un numero crescente di vendor, rispetto agli investimenti sul nuovo».
Il principio vale anche se l’obiettivo è ridurre il budget totale?
«È un impegno che ci prendiamo contrattualmente, predeterminando le economie ottenibili. Il miglioramento dell’infrastruttura, specie attraverso il consolidamento, offre spazio ai molteplici carichi di lavoro, cosicché è possibile comprimere i budget e risparmiare».
Da dove si inizia?
«Da una valutazione di quanto l’azienda spende davvero per l’It, dettagliata nelle singole voci: i clienti ci chiedono sempre di mostrare loro quanto sono inefficienti. Dopo di che si procede scegliendo le applicazioni, ossia i carichi di lavoro da trasferire. Si posizionano sul piano cartesiano i cui assi corrispondono a ridondanza e virtualizzazione e si parte dal quelle nel quadrante dove entrambi i valori sono più alti. Il passo successivo consiste in un prototipo che dimostri i vantaggi ottenibili e poi si procede all’effettivo passaggio sulla nuova piattaforma e all'ottimizzazione».
Che cosa significa?
«Se un tempo il problema era la potenza di calcolo, oggi è la gestione ottimale dei carichi di lavoro in base alle applicazioni specifiche del settore industriale dell’azienda».
Come ottenere risultati presto e bene?
«Con un approccio incrementale. Iniziando in piccolo e sfruttando il cloud computing per condividere le funzioni It comuni alle varie aree aziendali, per procedere poi progetto per progetto. Subito si possono mettere a fattor comune le applicazioni desktop, il backup & recovery, e così via».


Quali reazioni da parte dei potenziali clienti?
«Prevalgono quelle all’insegna del “troppo bello, devo vederlo per crederci” ed ecco perché sulle dimostrazioni pratiche stanno già lavorando numerosi i software vendor, che saranno la chiave del successo dei PureSystems. E poi, il riconoscimento di un’attenzione alle Pmi mai così forte».

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