Le insidiose malattie reumatiche producono gravi disabilità, stati d’ansia e depressione

Uno su due ha dovuto rinunciare a praticare qualsiasi sport, il 43 per cento non dorme bene, uno su quattro non riesce a vestirsi da solo, quasi uno su tre dice di non potersi occupare dei bisogni della sua famiglia. Queste sono solo alcune delle risposte dei 743 pazienti che hanno dato il loro contributo allo studio Rapsodia, il primo al mondo a fotografare la qualità della vita e i bisogni dei malati di artrite reumatoide, artrite psoriasica e spondilite anchilosante.
Svolta in 16 centri di reumatologia sparsi in tutta Italia, l'indagine entra nel merito, permette di capire che le malattie reumatiche non sono soltanto la prima causa di disabilità in Occidente o la principale ragione di perdita di giornate lavorative, ma un grande disagio con enormi ricadute psicologiche. Il 63 per cento dei malati si dice infatti avvilito perché si sente diverso, non riesce a fare le cose che in passato gli sembravano normali, ovvie, scontate; il 57 per cento sviluppa ansia e depressione, il 39 per cento è più irritabile e il 21 per cento patisce le conseguenze del suo stato nella sfera sessuale.
Fortunatamente la ricerca avanza e produce risultati positivi con efficaci cure. Precisa Giovanni Minisola, presidente della Società italiana di reumatologia, durante la presentazione dello studio che si è svolta a Roma: «Oggi - ha detto - alla luce della disponibilità delle nuove risorse farmacologiche come le terapie biologiche, le importanti limitazioni che colpiscono i malati non possono essere più accettate e ritenute inevitabili».


Non è un caso, ma un'evidenza numerica: il 94 per cento dei pazienti ritiene i farmaci biologici più efficaci di quelli convenzionali ; la quasi totalità, ovvero il 97 per cento, è convinto che rallentino la progressione della malattia, il 96 per cento che limitino l'avanzamento delle deformità articolari e il 95 per cento che assicurino un sollievo di lunga durata.

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