Prima che nel 2011 il governo cadesse, gli Stati Uniti avevano iniziato a monitorare e intercettare l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e quelli vicini a lui. A rivelarlo un pezzo pubblicato dall'Espresso, che si basa su un'intercettazione pubblicata con WikiLeaks e una serie di media internazionali.
Un caso che ha fatto muovere il premier Renzi, che in un'assemblea con i senatori del Partito Democratico ha annunciato "una presa di posizione della Farnesina", facendo capire che il governo intende chiedere delle spiegazioni formali agli Stati Uniti. Un intento a cui ha fatto seguire la convocazione dell'ambasciatore americano, John Phillips.
Chiarimenti chiede anche Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, che all'Ansa specifica come si rivolgerà al sottosegretario con delega all'intelligence, Marco Minniti, per avere spiegazioni riguardo ai documenti di Wikileaks.
Il governo si muove, ma non abbastanza in fretta, a sentire i capigruppo di Forza Italia, Renato Brunetta e Paolo Romani, che chiedono "un incontro urgente" ancora a Minniti e a Renzi di riferire in Parlamento, "in merito ad una vicenda inquietate e che mette in evidente pericolo le più elementari regole democratiche del nostro Paese", sottolineando come la sua sia "una reazione debole e insufficiente".
In serata è arrivata poi una prima replica, all'Ansa, dal portavoce del dipartimento di Stato, Mark
Toner. "Il presidente è stato chiaro sul fatto che, a meno che non vi sia uno stringente motivo di sicurezza nazionale, non monitoreremo le comunicazioni di capi di Stato e di governo dei nostri amici e alleati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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