Intercettazioni, l’ira di Mastella: «Ora basta, faremo un decreto»

Il Guardasigilli promette: «Stop alla bulimia di questo strumento: interveniamo subito se c’è l’intesa tra i due Poli». Ma l’Unione si divide con il no di Verdi e Italia dei Valori: «Le norme in vigore non si toccano»

Stefano Zurlo

da Milano

Serve alla platea varie immagini: bulimia, gossip, grande fratello, palude. Tutte corredate da un imperativo: basta. Basta dice Silvio Berlusconi: «Quello che è successo in questi giorni è barbaro e inaccettabile». «Basta - sostiene Clemente Mastella - con questo andazzo delle intercettazioni» che atterrano regolarmente sui giornali. Parole che hanno infiammato l’Unione, spaccata anche su questo tema. Subito contrari i verdi e l’Italia dei valori: le norme in vigore non si toccano. Il Sole che ride è duro: «Non ci sarà nessun patto con la Cdl sulle intercettazioni». Di Pietro loda i pm: «Stanno facendo emergere uno spaccato del Paese che individua un decadimento morale ed etico; rilanciamo la questione morale a 360 gradi». Anche la Margherita frena: «Si ponga rimedio agli abusi delle intercettazioni ma i politici coinvolti devono dare spiegazioni sul contenuto rivoltante delle intercettazioni».
Il guardasigilli parla a Milano, nell’aula magna del palazzo di giustizia. E davanti al parterre degli avvocati e dei magistrati manda un segnale preciso: ci vuole un rimedio a una situazione davvero insostenibile. Mastella parla da vecchio democristiano, con linguaggio felpato, ed è attento a non scontentare nessuno, a dosare col bilancino parole e responsabilità. Ma almeno a grandi linee sembra condividere la tesi di chi vuole mettere un freno al flusso di notizie in uscita dalle Procure. In serata, dal carcere di San Vittore, si spinge in là, ipotizzando anche un decreto: «Il decreto legge è sempre una cosa un po’ spinta, ma se lo chiedessero assieme maggioranza e opposizione è ovvio che a questo punto il governo non si tirerebbe indietro».
Nella cittadella di Mani pulite, Mastella è più cauto: «Non ci può essere una bulimia di intercettazioni». Il ministro, naturalmente, condivide lo strumento investigativo e però è «allarmato» dagli abusi. Qualche volta è la «pigrizia investigativa» ad allargare il campo dei telefoni sotto osservazione. Insomma, i magistrati hanno le loro responsabilità, anche se il ministro è sempre attento a calibrare le critiche e a non trasformare la sua navigazione a vista in una requisitoria. «Certo, occorre mettere un freno al gossip continuo». E allora il discorso vira verso i giornalisti: «Bisogna rivedere il codice deontologico di chi informa. Pubblicare tutto, anche quando è lesivo delle famiglie e delle persone, non è giusto. Così com’è ingiusto per le fughe di notizie prendersela solo con i magistrati. È tale l’intreccio fra tanti soggetti che non è possibile generalizzare. L’impegno deve essere quello di separare il grano dal loglio e tutelare la persona come tale».
In un’intervista al Corriere della sera, Mastella annuncia che il 27 giugno interverrà al Senato sul tema. E dice che il governo potrebbe anche scrivere un testo ad hoc: «Certo, se ci sarà l’intesa fra i Poli».
Su un solo punto Mastella è esplicito: la riforma dell’ordinamento giudiziario. Il governo Prodi ha deciso di affidare ad un disegno di legge e non a un decreto lo smantellamento della legge: «Segnalerò al presidente del Consiglio - spiega lui - la possibilità di un voto di fiducia sul disegno di legge presentato sulla moratoria». Mastella sa bene che «ci saranno critiche dall’opposizione», però si prepara a percorrere questa strada: «Deciderà il presidente del Consiglio».
L’argomento numero uno all’ordine del giorno resta sempre quello delle intercettazioni. E su questa questione interviene il vicepresidente del Senato Gavino Angius, Ds: «Le pubblicazioni delle conversazioni telefoniche a cui abbiamo assistito in questi ultimi due anni hanno spesso varcato il limite della decenza ledendo il diritto alla riservatezza costituzionalmente garantito dall’articolo 15 della nostra carta fondamentale. Ritengo che Mastella faccia bene a esprimere la sua preoccupazione. Anche gli inquirenti - è la conclusione - devono porre degli argini a questo fenomeno».
Mastella, affiancato dal vicepresidente del Csm Virginio Rognoni, resta in sala ad ascoltare gli esperti che parlano di digitalizzazione e processo telematico. Fuori, i magistrati spacchettano il suo discorso, pur ecumenico. «Quel riferimento alla pigrizia non mi è piaciuto - nota Fabio Roia, leader dei moderati di Unicost - senza le intercettazioni sarebbero rimaste al palo tutte le ultime grandi inchieste: da quella sui furbetti del quartierino, a quella sul calcio. A mio parere non c’è un problema di utilizzo ma semmai di pubblicazione, di divulgazione. È su questo lato che bisogna intervenire». In serata, da San Vittore, Mastella scongela la parola decreto, quasi a marcare l’emergenza: «Ma dovrebbero essere d’accordo il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica e tutto il governo.

E mentre Roberto Castelli ha ripresentato al Senato il testo del disegno di legge scritto dal governo Berlusconi, il leader Bossi commenta duro: «Incredibile che i principi facciano soldi con le prostitute. Il mondo è proprio marcio».

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