L' ora «x» scatterà venerdì 2 maggio, giorno in cui Silvio Berlusconi varcherà i cancelli della Sacra Famiglia di Cesano Boscone, nel milanese, per il suo primo giorno ai servizi sociali. Ma già da ieri il leader di Forza Italia è sottoposto ai vincoli imposti dal tribunale di sorveglianza, dodici «regole» di comportamento che ha controfirmato proprio ieri. E che inevitabilmente condizioneranno la campagna elettorale dell'ex premier di qui alle elezioni del 25 maggio.
Se all'uscita degli uffici dell'Uepe Berlusconi preferisce dispensare ottimismo a chi gli chiede se i servizi sociali potrebbero costituire un impedimento («spero di no», è la sua risposta), in privato invece non nasconde il timore di dover correre con una discreta zavorra addosso. Non solo per le limitazioni a un certo tipo di esternazioni, magari sulla magistratura. Quanto per i vincoli orari e di movimento. Per dirne una, oggi il leader di Forza Italia sarà costretto a registrare a Roma Porta a porta nel pomeriggio perché al più tardi alle 23 deve essere in quel di Arcore. E ogni «eccezione» alle disposizioni del tribunale di Sorveglianza deve essere espressamente autorizzata.
Il Cavaliere, insomma, va incontro ad un periodo dove dovrà dribblare i paletti imposti dall'affidamento ai servizi sociali ed è consapevole di quanto questo possa essere spiacevole. Per non parlare del fatto che si sente vittima di una sentenza ingiusta, tanto che i suoi legali stanno preparando la richiesta di revisione del processo. Un Berlusconi che proprio in queste ore sta prendendo confidenza con il suo nuovo status, anche se - racconta chi ha avuto occasione di vederlo in questi giorni - «è pronto a gettarsi anima e corpo nella campagna elettorale». Che, di fatto, si aprirà oggi con la registrazione di Porta a porta, appuntamento che sarà amplificato sui social network grazie alla regia di Antonio Palmieri che riverserà su Facebook e Twitter i concetti su cui si soffermerà Berlusconi con tanto di slogan e grafici di contorno.
Ma quella di ieri per il leader di Forza Italia non è stata una giornata particolarmente allegra anche per la lettera che Sandro Bondi ha scritto al quotidiano La Stampa. Un j'accuse sul «fallimento» del progetto di Forza Italia con tanto di invito a sostenere il governo Renzi. Parole che hanno lasciato di sasso lo stesso Berlusconi che al telefono con un parlamentare ha parlato di «fulmine a ciel sereno». E in effetti non è tanto il merito delle critiche quanto la tempistica che ha suscitato forti perplessità in tutto il partito. «A un mese esatto dalle elezioni - fa notare per esempio Daniela Santanché - proprio non era il caso...». Mentre Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere, parla di «una posizione personale che non incide minimamente sulla linea politica del partito». «La nostra posizione - aggiunge - è chiara: appoggio a Renzi sulle riforme, opposizione a Renzi sulla politica economica e sociale». Intanto, però, nel Nuovo Centrodestra colgono la palla al balzo e puntano il dito su una Forza Italia «in stato confusionale», con Angelino Alfano che definisce quello di Bondi il «bollino di qualità» sul fallimento del partito del Cavaliere.
Cosciente di essere tirato per la giacchetta e dopo una telefonata chiarificatrice con Berlusconi, l'ex ministro decide di intervenire con una nota per mettere in chiaro che la sua voleva essere «una seria riflessione per contribuire al rafforzamento di Forza Italia».
«Sono molto dispiaciuto e amareggiato - dice Bondi - che la mia analisi pubblicata su La Stampa sia stata male interpretata e strumentalizzata. La mia lealtà nei confronti del presidente Berlusconi e il mio sostegno pieno e convinto anche in questa campagna elettorale non sono e non saranno mai messi in discussione». Ma la frittata ormai è fatta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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