Per Travaglio persino il Papa è impresentabile

Alberto Graziani, che porta arbitrariamente, e forse inconsapevolmente, il nome e il cognome di un grande storico dell'arte morto giovanissimo, cura una rubrica sull'Infetto, dal titolo: «L'album delle figuracce»; e, naturalmente, si occupa di pettegolezzi e di stupidaggini, nello stesso filone entro cui si muove il suo collega Antonello Caporale.
Incapaci di riconoscere le proposte e gli impegni veri, e pregiudizialmente ingenerosi e maldicenti, non si sono mai preoccupati di considerare le mie denunce continue e radicali in difesa del paesaggio, contro lo scempio, soprattutto in Puglia e in Sicilia, dell'energia eolica e delle rinnovabili, sulle quali perfino Corrado Passera richiama la necessità di «riordinare gli incentivi esagerati». E come continuare a lamentarsi di tagli alla cultura e alla ricerca quando non si indicano inutili gli sprechi di fondi statali che potrebbero essere altrimenti orientati?
Ho citato questo settore della mia attività, utile al «bene comune», perché fatico a riconoscermi nelle «figuracce» dell'album del Graziani, che esprime la sua vis polemica stigmatizzando una mia battuta, condivisibile da chiunque intenda difendere la propria sfera privata, nella trasmissione di Cristina Parodi su La7: «Quando alla fine di un pranzo, un uomo va a letto con una donna, si chiamano cazzi suoi». E come altrimenti, se non per un pettegolo voyeur come Graziani? A quanti, e forse perfino a lui, non è accaduto, evitando sguardi indiscreti, di stare con una ragazza dopo una cena? Quale sarebbe la «figuraccia» nell'averlo rivendicato?
È per questo che mi fa schifo l'Infetto, che nega il fatto, con i suoi pidocchi e le sue piattole. Di un pensiero non vedo traccia.
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D'altra parte, è la linea dell'Infetto e del suo pettegolissimo vicedirettore, che da anni travaglia tra le procure con morbosa eccitazione, sempre dalla parte dell'accusa. Per lui Tortora, se non fosse morto, dovrebbe stare in carcere. L'accusa ha sempre ragione. Non parliamo dei condannati e neppure degli indagati, ma dei prosciolti, degli assolti. Così indica la sua lista di «Impresentabili» e, per fingersi equidistante, non fa sconti neppure al Pd. Elenca tutti i reati possibili, ma la sua ansia moralizzatrice arriva a coinvolgere anche chi non ha alcuna indagine o condanna, solo per le sue «relazioni pericolose». Gianfranco Miccichè è accusato di essere «fedelissimo di Dell'Utri» (alla cui moglie, speriamo infedele, ai figli, ai parenti, andrebbero ovviamente revocati i diritti civili). Ma sommamente imperdonabile, più che impresentabile, è Umberto Del Basso De Caro, insistentemente esposto a irrisione e indignazione per le caratteristiche di «avvocato e craxiano di ferro». Non c'è pace per Del Basso De Caro, al quale si rimprovera l'attività parlamentare perfino attribuendogli di essersi ribellato a ciò che non è accaduto: «Arrestare Craxi e Martelli per la mazzettona da 8 miliardi di lire sul Conto Protezione?». Non sia mai, «sarebbe una vergogna».
È una posizione non ammissibile. È una colpa grave, anche se la richiesta di arresto non è mai stata formulata dalla Procura di Milano e indirizzata al Parlamento. E così non è lecito criticare (come chiunque ha fatto) le manette a Enzo Carra, per cui Del Basso De Caro si permetteva addirittura di proporre la «riforma della custodia cautelare». Del Basso De Caro è colpevole di pensare, e di pensare diversamente da Travaglio, per il quale sarebbe «impresentabile» anche Papa Giovanni Paolo II, con le sue critiche alla situazione delle carceri. D'altra parte Travaglio si preoccupa poco dei fatti, della libertà e delle opinioni altrui. E anche della geografia. Così, per accusare Del Basso De Caro, inventa anche luoghi inesistenti come «Guardia Supramonti», per una «memorabile cerimonia».

Peccato che il paese si chiami Guardia Sanframondi, e sia conosciuto non per la cittadinanza onoraria al Caf ma per i riti settennali di Penitenza, che sono una delle più straordinarie manifestazioni della tradizione religiosa in Italia. Ma cosa importa a Travaglio? Non ci sono profili di interesse penale. Antropologia, cultura, religione. Il motto di Travaglio è: «Ignoranza e pena».

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