"I pronostici traditi? Lo Spirito Santo non si ingabbia"

L'arcivescovo di San Paolo spiega l'atmosfera del conclave: "Non leggevamo né sms né notizie, eravamo soli di fronte a Dio"

"I pronostici traditi? Lo Spirito Santo non si ingabbia"

Roma - Alla vigilia del Conclave era considerato uno dei papabili, anzi, assieme ad Angelo Scola, uno dei favoriti. E domenica scorsa è stato in pellegrinaggio ad Assisi dove ha «pregato sulla tomba di San Francesco chiedendo a Dio che ispirasse l'elezione del Papa». E ci è stato dato «un Papa gesuita con un cuore francescano».

Abbiamo incontrato il cardinale Pedro Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, e gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa è successo in quelle venticinque ore che hanno ribaltato ogni pronostico. «Era la prima volta che partecipavo al Conclave, è stata un'esperienza bellissima, profondamente religiosa, in cui abbiamo cercato di lasciarci condurre da Dio. In Sistina c'era un clima di serenità e di preghiera. Noi crediamo che Dio agisca anche attraverso le decisioni umane: in questo caso ci ha condotto a scegliere papa Francesco, che sicuramente mostrerà al mondo in maniera nuova quello che abbiamo di importante e di vero nella Chiesa, il Vangelo di Gesù Cristo, la persona di Gesù Cristo, l'esperienza della vita cristiana che deve essere rinnovata in tutto il mondo. C'è stato un grande consenso su di lui».

Come agisce lo Spirito Santo? Perché i pronostici dei media spesso vengono ribaltati?

«Lo Spirito Santo è raffigurato come una colomba. Non c'è una gabbia che lo possa contenere, è libero, e soffia dove vuole. Innanzitutto non c'è stata una politica di gruppo, di partito, di ideologia, di decisioni prese in anticipo. Non esiste destra o sinistra. C'è stato discernimento, poi ognuno ha votato secondo coscienza, e lì sta il fatto: ognuno è davanti a Dio. In questo seguire la coscienza vediamo l'azione dello Spirito. Uno sceglie davanti a Dio e vengono fuori delle sorprese, viene fuori che non era quello che ci si aspettava prima secondo i nostri calcoli, ma secondo Dio».

Quali criteri guidano la decisione?

«La Chiesa non è fatta di calcoli umani e non va analizzata a partire da criteri umani. È lo Spirito che la guida e come ci insegna Benedetto XVI dobbiamo avere chiaro che Gesù non abbandona la Chiesa. Non ha pesato il criterio geografico. Ciò che conta è che la Chiesa sia ben governata, che tutti siamo uniti, e testimoni di vita cristiana».

Quanto hanno pesato nella decisione scandali e pressioni mediatiche?

«Non ci siamo lasciati influenzare e non ho mai pensato che questo potesse contare. Personalmente ho cercato di stare lontano da ogni tipo di influenza: non ho letto i giornali, non ho fatto caso a messaggini. È bene che i cardinali siano pienamente liberi da ogni influenza per fare la scelta secondo coscienza, e questo è ciò che davvero si è fatto».

Come è stato il clima delle riunioni prima del Conclave?

«Ho conosciuto tante persone in gamba, mi ha dato grande gioia vedere che ci sono cardinali di grande statura nelle chiese locali. Nelle Congregazioni generali si è parlato con apertura e franchezza di tutte le questioni della vita della Chiesa da tenere in conto con il nuovo Pontificato. È stata un'esperienza di verità, responsabilità, serenità e fratellanza, ben sapendo che la Chiesa non è solo sulle spalle del Papa ma di tutti».

Cos'ha detto a

Papa Francesco salutandolo subito dopo l'elezione?

«Ho chiesto la sua benedizione. Ho visto nei suoi occhi una grande gioia, una grande voglia di far bene. È un uomo di Dio, di questo sicuramente abbiamo bisogno oggi nella Chiesa».

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