In Italia resta un lusso la libertà sessuale

Qualunque giovane omosessuale può rivendicare libertà e diritti (e interessi) che una giovane donna non può più rivendicare senza essere chiamata prostituta

Dall'Italia di Pasolini a quella di Khomeini. Qualunque giovane omosessuale può rivendicare libertà e diritti (e anche interessi) che una giovane donna non può più rivendicare senza essere chiamata prostituta. Pasolini fu processato per avere avuto rapporti sessuali con tre ragazzi minorenni, suoi studenti, e assolto perché essi dichiararono di essere stati consenzienti. E in quel caso c'era anche la concussione, perché il docente, in cambio di servizi e attenzioni sessuali, poteva garantire buoni voti e promozioni.
Oggi Pasolini sarebbe condannato a 7 anni, ma solo se avesse avvicinato studentesse. Nell'Italia dominata da sacerdotesse in tribunale, la libertà sessuale è considerata un reato.

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Dopo anni di crisi il Museo Madre di Napoli, amministrato ed economicamente sostenuto dalla Regione, riprende l'attività con un curatore perfettamente omologato alla cultura dominante sul piano estetico, sul piano ideologico, sul piano politico. Il governo regionale è incapace di esprimere idee e persone autonome e libere, e si lascia abbagliare dalla finzione dei «curatori indipendenti». Persino Cicelyn era più autonomo e originale di Andrea Villani con il suo curriculum di Mambo, Rivoli, Kassel, con le inevitabili mostre di arte povera e i nomi originalissimi di Pistoletto, Mario Merz, Giulio Paolini. Tutto come prima. Non ci sono artisti né giovani né nuovi. Napoli non ha un angolo per Elio Waschimps, ultraottantenne, né per gli allievi delle accademie. Non c'è spazio per Ivan Theimer o per Lino Frongia, per Luigi Serafini o per Giuseppe Ducrot. Sempre gli stessi, come in una dittatura: Joseph Beuys, Joseph Kosuth, Carl Andre. Il Madre è matrigna per tutti gli artisti napoletani e per tutti i non allineati. Complimenti all'assessore alla Cultura per la scelta, naturalmente garantita da una commissione di conformisti, perché l'arte non deve essere libera ma controllata dai poteri economici. Nel Sud si chiama mafia.

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Sarebbe forse opportuno, rispetto al fraintendimento costante delle mie affermazioni da parte di Oliviero Toscani, come di alcuni giornalisti, chiarire che non ho mai negato l'esistenza della mafia. Ho semplicemente riferito, nel modo più limpido e onesto, del mio lavoro di sindaco di Salemi, dove ho vissuto un'esperienza politica senza alcun condizionamento mafioso. Il resto è letteratura, pettegolezzo e cattivo giornalismo. Contestualmente ho indicato, nel totale silenzio dei cosiddetti «professionisti dell'antimafia», gli interessi della mafia nell'eolico (quando tutti tacevano o facevano finta di non vedere), negati o ignorati dai Toscani e dai «giornalisti antimafia».

E ciò mentre aziende dell'eolico e del fotovoltaico sponsorizzavano iniziative dappertutto. Denuncio la mafia dove la sospetto e la vedo, non dove il pettegolezzo e la retorica la vogliono vedere per forza. Io sono stato a Salemi poco più di due anni e ho fatto moltissime cose in assoluta libertà.

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