Quanti pregiudizi "tinteggiati" di rosso

Dispiacerà al signor Bruno Tinti, ma io non ritengo che la legge sullo stalking sia, come a lui pare, "l'unica cosa buona che abbia fatto Berlusconi in vent'anni di carriera"

Dispiacerà al signor Bruno Tinti, ma io, che sono vittima (non sofferente) di stalking pervicaci e insistenti, da molti anni e con una persecuzione telefonica documentabile, ma contemporaneamente contrario alla configurazione di reati penali per evidenti patologie (anche queste dimostrabili), non ritengo che la legge sullo stalking emanata nel 2009, sia, come a lui pare, «per quanto si sforzi di ricordare, l'unica cosa buona che abbia fatto Berlusconi in vent'anni di carriera».

Mi pare invece una delle tante leggi, chiamate a gran voce dai tempi, e a cui si accomoda il legislatore ricattato dai media e dai benpensanti, tutte illiberali, e fatte per piacere a un conformista del diritto come Tinti. Non mi dirà Tinti, se aguzza la memoria dell'azione legislativa dell'odiato Berlusconi, che non gli pare buona la legge sulla prostituzione minorile, del 2007, che si ritorcerà contro Berlusconi stesso; o che non gli pare buona la legge sul codice della strada che prevede la patente a punti; o la legge Severino su incandidabilità e decadenza dei condannati, votata all'unanimità dai deputati del Pdl, e grazie alla quale Berlusconi verrà estromesso dal Parlamento, nel quale ha preso i voti per tutti i suoi «eletti»; o l'anagrafe fiscale contro la frode, attribuita ai Comuni dal 9 febbraio 2009, o l'abolizione del servizio militare obbligatorio (legge 226/2004), o il codice antimafia (dlgs159/2011), che ha potenziato le misure di prevenzione patrimoniale, le norme sui beni sequestrati e confiscati alla mafia e sulla loro amministrazione, le disposizioni concernenti lo scioglimento degli enti locali; o i tagli alle Regioni, di 4 miliardi per l'anno 2011 e di 4,5 per il 2012. Tutto questo, e molto altro, ha «tinteggiato» Berlusconi. E oggi i Radicali tentano di restituire garanzie ai cittadini, sequestrati da una giustizia che era più liberale ai tempi di Pasolini, assolto per i reati per i quali oggi Berlusconi è stato condannato.

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Per ciò che mi riguarda, garantista non vuol dire negare il reato. Se vede uno che ruba il garantista denuncia, se ha un dubbio sull'autore del furto il garantista chiede prudenza. Ma sul vilipendio al capo dello Stato, da parte di Travaglio, non ci sono dubbi. E se a Travaglio piacciono tanto i giudici, come quelli che hanno condannato Del Turco, e che hanno visto ciò che non c'è, sarà felice di sottoporsi al loro giudizio per ciò che invece è evidente. Non è bello - converrà - vilipendere contando sull'omertà dei giornalisti amici, con altri rigorosissimi, con lui indulgenti, e sulla conseguente impunità garantita da giudici distratti rispetto alla obbligatorietà dell'azione penale. D'altra parte, anche Travaglio è garantista, ma solo con i giudici. Lo dimostra la sua difesa appassionata di Antonio Esposito, innocente come il suo nome. Chissà perché un giudice, anche palesemente scorretto, non può essere criticato. Se un uomo riceve soldi su un conto in comune con la moglie, per un lavoro svolto gratis, i soldi sono anche suoi, o no?

Questo Travaglio non arriva a capirlo, ottusamente garantista per Esposito, ma non per Del Turco, del quale (incredibile a dirsi) non è stato trovato nessun conto, neanche con la moglie (in quel caso certamente, per Travaglio,

sarebbe stato solo di Del Turco). Aggiungo che io non sono il Giornale, e non sono garantista per Travaglio, come lui non lo è per Del Turco. Va così. La legge, come sappiamo, non è uguale per tutti.

press@vittoriosgarbi.it

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