Da accusato ad accusatore: «La denuncio, è tutto falso»

Il giorno dopo è quello in cui si passa dal virtuale al reale. Dal «virale» dei social network alla riservatezza delle indagini di polizia. Ma la coda delle polemiche a mezzo internet è potente, quasi inesauribile.
Dopo la denuncia choc di Anna Laura Millacci, l'artista delle immagini che venerdì sera ha pubblicato sulla sua pagina Facebook crudissime fotografie per dimostrare di aver subìto un'aggressione dall'ex compagno e cantante Massimo Di Cataldo. Dopo che gli utenti della rete si sono divisi tra chi accusava il cantante di essere «un mostro» manifestando a lei solidarietà, e chi lo difendeva, accusando la visual artist di aver inventato tutto e di volerlo rovinare. Dopo che il diretto interessato l'altro ieri sera è salito sul palco del premio Lunezia a Marina di Carrara, applaudito ma scuro in volto, ha cantato e poi è andato a cenare con il suo manager, passando un'ora al telefono, dichiarandosi stupito e scosso per quell'accusa. E dopo che sempre Di Cataldo, all'indomani, ha affidato pure lui a Facebook la risposta a questa denuncia di violenza che per mezzi e metodi non ha precedenti in Italia. Accusando i giornali di aver «pilotato una notizia assurda con leggerezza» e averlo «condannato senza contraddittorio» e la sua ex compagna - «che ho amato al punto da annullarmi per lei», ha scritto - di aver «messo in scena una farsa sconsiderata» per «la sua ambizione e le sue aspirazioni egoistiche». Una montatura, insomma, rispetto alla quale ha annunciato querela. Dopo tutto questo ci sono le indagini della Squadra Mobile di Roma, impegnata nella verifica dell'autenticità delle foto, e che ieri ha ascoltato i due.
Anche se una denuncia di violenza da parte di Millacci non c'è, perché «avrebbe danneggiato mia figlia, non voglio che la bambina cresca senza un padre», ha spiegato la donna, che nel frattempo ha contattato il suo legale. E ha anche aggiustato il tiro delle sue precedenti dichiarazioni, ripetendo che Di Cataldo «non è un bruto, non voleva uccidermi, mi avrà picchiata cinque o sei volte in tredici anni». Che «con la bambina non alzerebbe mai le mani, non è una persona cattiva», solo che ogni tanto «gli parte la testa, ma solo con me».
E, riferendosi a quel grumo di sangue - «il bambino che porto in grembo», aveva scritto - che lei stessa non sapeva di essere in attesa. Anna Laura Millacci ha dichiarato di aver pubblicato le foto «per farle vedere ai suoi amici, perché lui è andato a piangere da loro e li ha convinti di essere la vittima». Ha sostenuto di non sapere che le avrebbero viste tutti. «Un'esperta di comunicazione come lei non poteva prevedere tutto questo?», ha replicato lui.
In tutto questo caos di post, commenti in rete, sentenze su twitter e riflettori puntati è intervenuta anche la ex moglie di lui, tirata in mezzo proprio da Millacci, e che, sempre su Facebook, si dichiara «dispiaciuta per quanto accaduto» ma chiede «di essere gentilmente tenuta fuori». Nel silenzio delle indagini va avanti il botta e risposta tra le due parti.

E tra chi, nel pubblico, ha scelto di stare dall'una o dall'altra, come fosse una partita di calcio. E viene da chiedersi com'è possibile che due che hanno condiviso 13 anni di vita e una figlia possano arrivare a farsi male. Accusandosi di essere, rispettivamente, un carceriere geloso e un'arrivista ambiziosa.

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