Milano - Tutto spesato. Tutto caricato sulle spalle dei contribuenti. Al grande bancomat del Pirellone c'era la fila. A destra e - in proporzione minore - anche a sinistra. Il nuovo capitolo dell'inchiesta milanese sui rimborsi facili dei consiglieri regionali della Lombardia arriva a una nuova svolta. Dopo aver spulciato i conti della maggioranza del Popolo delle libertà e della Lega, i pm hanno ormai concluso l'analisi dei bilanci dei partiti dell'opposizione.
Una ventina - tra i consiglieri di Pd, Sel, Idv, e Udc - verranno raggiunti probabilmente già oggi da un invito a comparire firmato dalla Procura di Milano, e da un'accusa di peculato. Perché il denaro che il sistema dei rimborsi garantisce per fare fronte agli «impegni istituzionali», in realtà avrebbe preso altre strade. Quelle dei ristoranti e dei coffee break, dei computer e degli smart phone acquistati sotto Natale, delle mimose per l'8 marzo e dei book fotografici di qualche consigliere. Per capirsi: non bastasse il già vertiginoso plafond dei politici lombardi - al minimo, fanno 9mila euro netti al mese - qualcuno è stato capace di chiedere il rimborso per una confezione di batterie da 3 euro.
Per conoscere i nomi dei nuovi indagati e le cifre contestate - che sarebbero comunque di gran lunga inferiori a quelle della maggioranza uscente - bisognerà attendere che vengano notificati gli inviti a comparire, così come già accaduto con i consiglieri di Pdl e Lega (in 62 finiti sotto inchiesta). Quello che è emerso da una prima analisi degli scontrini e delle ricevute è che i singoli consiglieri del Partito democratico hanno speso molto meno dei colleghi di centrodestra, mentre in proporzione i costi sostenuti dal gruppo del Pd (con meno rappresentanti nell'emiciclo di Palazzo Lombardia) sarebbero stati superiori a quelli del Popolo delle libertà. Una differenza legata a una diversa gestione dei rimborsi, più accentrata a sinistra. Rischia di finire pesantemente nella bufera, invece, qualche politico dell'Udc, nonostante nelle scorse settimane il capogruppo al Pirellone Gianmarco Quadrini abbia spiegato che «le risorse sono state impiegate secondo i termini di legge e pertanto attendiamo con serenità l'esito delle indagini».
Ma al di là della rilevanza penale della vicenda, era bastato dare un'occhiata all'elenco dei rimborsi per capire che più di un consigliere del centrosinistra aveva perso la misura. Dalle di decine di viaggi in taxi alle trasferte in aereo, dai 4mila euro pagati l'8 febbraio 2012 dal gruppo del Pd per gli arredi degli uffici, ai computer e i telefonini, dai 2.959,30 euro spesi in consumazioni al bar nel solo mese di marzo ai 500 euro di rimborso per un «servizio fotografico», fino ai 3.660 euro per «Non siamo tutti uguali» e i 2.607 per Tramonto celeste, alba democratica, fatiche letterarie del consigliere democratico Carlo Spreafico. O ancora le orchidee e le cene a base di Sushi dei consiglieri di Sel, o le tavolate in trattoria dei dipietristi lombardi. Tutte spese di rappresentanza?
A dicembre - quando bussò negli uffici di Pdl e Lega - la Procura promise che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato anche al centrosinistra, e prima delle elezioni.
Il segretario del Pdl Angelino Alfano sollevò qualche dubbio, con tanto di sfida provocatoria. «Sono convinto che verranno indagati anche esponenti di sinistra, ma questo avverrà dopo le elezioni politiche. Sono pronto a scommetterci un caffè». In questo caso, non gli dispiacerà pagare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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