Uno scenario, quello immaginato dal Cavaliere, che trova qualche conferma in un clima che nell’ultima settimana è tornato quello di sei mesi fa. A partire dalle inchieste che riguardano l’ex premier, tutte improvvisamente di nuovo sotto i riflettori: non solo il processo Ruby, ma anche il caso Lavitola e il nuovo fascicolo aperto a Bari a carico di Berlusconi che avrebbe «indotto a mentire» Tarantini. Senza considerare che alle prese con i guai giudiziari ci sono anche Formigoni- e fino a qualche tempo fa il governo della Lombardia era uno dei fiori all’occhiello del Pdl-e la Lega. Insomma, s’andasse a votare a breve, sul centrodestra peserebbero non poche le inchieste della magistratura.
Ma al di là del fronte giudiziario - che, faceva notare qualche giorno fa il Cavaliere in privato, «in Italia si riaccende sempre quando s’avvicinano le urne» - ci sono pure gli smottamenti al centro degli ultimissimi giorni.
Casini che lancia il Polo della Nazione aprendo le porte ai tecnici oggi al governo a partire da Passera (ma si fanno anche i nomi di Clini, Ornaghi, Riccardi e della Severino) è di fatto un’Opa sul Pdl che rischia di terremotare non solo via dell’Umiltà ma anche Palazzo Chigi. E quindi di accelerare l’eventuale show down di un governo che, secondo Euromedia, in cinque mesi è passato da un gradimento del 67%a un misero 47 .L’abbraccio di Casini ai tecnici, infatti, potrebbe riaccendere gli animi di chi nel Pdl non ha mai gradito l’appoggio a Monti - soprattutto gli ex An, ma non solo- tanto che il vicepresidente della Camera Lupi non esita a dire che «l’unica cosa che Casini non può fare è chiedere di schierarsi a un governo che è tecnico e al quale in tale veste abbiamo dato la fiducia ». Più netto Gasparri: «In questa fase - spiega il capogruppo del Pdl al Senato - non sarebbe utile che ministri tecnici in carica dovessero accasarsi e indossare delle insegne. Sarebbero in contraddizione con il ruolo assunto e sarebbe Monti a togliergli la fiducia da ministro ». Decisamente diverso, invece, l’approcciodi Bersani a cui evidentemente non dispiace «il rinnovamento» di Casini: «Ci sono le elezioni e se i tecnici vorranno fare outing saranno i benvenuti». Tra i due, insomma, una certa sintonia sembra esserci.
Sintonia che secondo il Cavaliere ha un obiettivo: quello di andare al voto a ottobre e con questa legge elettorale. D’altra parte, anche Bonaiuti è scettico sul fatto che davvero ci sia il tempo per riscrivere le regole del gioco e immagina che «al massimo si possa arrivare ad un ritocco della legge attuale sul fronte preferenze». Stando ai sondaggi, a oggi il blocco Idv-Sel-Pd avrebbe buon gioco a vincere e a quel punto, a urne chiuse e passato magari qualche mese, Bersani potrebbe scaricare Di Pietro e Vendola e «riorganizzarsi» con Casini (che mira ad andare oltre il 10%). Uno scenario che nel Pdl disegnano, seppure off the record , ben tre ex ministri. Ma anche Napoli, vicepresidente dei deputati, convinto che «il gioco è quello».
In questo modo sarebbero Bersani e Casini a indicare il nuovo presidente della Repubblica, l’uomo che dopo il «presidenzialismo di fatto» di Napolitano deciderà di fatto le sorti del Paese di qui al 2020. Se poi la legislatura durerà solo un anno o due, pazienza.
L’importante è votare presto. Perché con il passare dei mesi c’è il rischio che il Movimento 5 stelle schizzi all’ 8-9% e Sel oltre il 10. E con qui numeri potrebbero mettersi di traverso sul nuovo inquilino del Colle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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