Altro che accoglienti con gli immigrati, ora i dem pestano i piedi

Talebani dell'accoglienza quando gli fa comodo: ora i sindaci dem polemizzano col Viminale e fanno fatica ad aprire i porti. Il sottosegretario Ferro: "Predicano accoglienza purché lontano dal loro giardino"

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Talebani dell'accoglienza ma non nella propria città. Eccoli i moralisti radical chic, sindaci sinistrorsi di casa nel Partito democratico: trecentosessantaquattro giorni a professare i porti aperti, a difendere ciecamente le ong, ad attaccare i bruti razzisti del governo Meloni e poi, nel trecentosessantacinquesimo giorno, quello in cui toccherebbe a loro farsi carico degli immigrati, si scoprono addirittura più sovranisti di Matteo Salvini. Ed eccoli lì a berciare contro il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi accusandolo di "indirizzare le navi delle ong solo sui porti delle città guidate dal Pd". I soliti furbetti, insomma. Tali e quali agli Stati del Nord Europa: accoglienti quando tocca all'Italia fare entrare i barconi, barricaderi quando gli stranieri vanno ricollocati.

"Ma davvero i sindaci di sinistra delle città con porti casualmente lontani qualche centinaio di chilometri dal Canale di Sicilia si lamentano se Piantedosi gli manda qualche nave con i loro amati migranti?", si è chiesto ieri il leghista Claudio Borghi. Domanda che probabilmente si sono posti molti italiani nel sentire il governatore dem Stefano Bonaccini lamentarsi col Viminale perché le navi non vengono più destinate nei porti del Sud Italia. "È un governo abbastanza curioso - ha infatti detto - perché sta mandando le navi con i migranti in porti lontani rispetto a dove potrebbero attraccare". Poi, quando Borghi l'ha messo in difficoltà, è pure andato su tutte le furie. "È un provocatore di professione", ha sbottato su Twitter.

Ovviamente, all'interno del Pd, Bonaccini non è l'unico a lamentarsi. Oggi la panna è montata. "È rischioso portare questi migranti lontano", ha detto a Radio Cusano Campus Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore nazionale dei primi cittadini dem. "Ogni logica di salvataggio dovrebbe portare a salvare queste persone nel porto più vicino - ha, quindi, incalzato - il fatto che comincino ad arrivare le navi al Nord è strano dal punto di vista umanitario e del soccorso". La richiesta avanzata al Viminale è che "l'accoglienza sia ben distribuita". Al Nazareno è quindi cambiata l'aria. Niente più accoglienza senza se e senza ma. I "ma", adesso, sono proprio loro a sollevarli. Il sindaco di Livorno Luca Salvetti, per esempio, pur ammettendo che "la maggior parte degli scali marittimi fuori da Sicilia e Calabria si trovano in Comuni amministrati dal centrosinistra", su Repubblica ha chiesto a Piantedosi che "vengano coinvolti pure i porti di Civitavecchia, Genova e Venezia".

I distinguo dei dem non sono solo sbagliati nel merito (il Viminale sta assegnando porti più lontani per ostacolare le ong e per "liberare" la Sicilia e la Calabria), ma svelano una volta per tutte il vero volto dei talebani dell'accoglienza.

La sinistra, infatti, come ha fatto notare il sottosegretario all'Interno Wanda Ferro, è affetta dalla classica soffre sindrome nimby: "Predica accoglienza purché lontano dal suo giardino". In Europa - lo sappiamo da tempo - ne sono affetti in tantissimi, soprattutto nei Paesi d'Oltralpe. In Italia - ne abbiamo la riprova oggi - questo malanno si è propagato in tutto il Partito democratico.

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