Firenze - Amanda piange disperata, Raffaele è impaurito e forse ha persino pensato a fuggire dall'Italia, neppure i parenti di Meredith appaiono più sollevati.
Il giorno dopo la pesantissima sentenza contro la Knox (28 anni e sei mesi di carcere) e Sollecito (25 anni) del tribunale di Firenze per l'omicidio di Perugia dell'1 novembre 2007, nessuno dei protagonisti di questa infinita vicenda che avrà l'ennesimo seguito con il pronunciamento bis della Cassazione cui i legali di entrambi i condannati hanno già annunciato il ricorso, pare trovare pace. Anzi, per tutti l'incubo continua.
La vera e propria sollevazione dell'opinione pubblica statunitense contro l'ordinamento giudiziario italiano non consola minimamente Amanda. Se appena ha appreso la notizia della nuova condanna davvero non ha pianto, poco più tardi davanti alle telecamere della Abc, l'ex studentessa americana è letteralmente crollata. Con quel nuovo look molto più minimalista che la fa apparire quasi indifesa, la Knox ha invocato l'aiuto di tutti perché «lei non si aspettava minimamente di essere nuovamente considerata colpevole». Ha paragonato le sue sensazioni a quelle che prova qualcuno travolto da un treno e, soprattutto, ha avvertito che «aspetta di leggere le motivazioni della sentenza ma ha volontà di combattere fino alla fine e nessuna intenzione di tornare volontariamente in Italia». Per il momento non corre il rischio di doverlo fare perché la corte d'Assise d'Appello fiorentina non ha disposto misure cautelari contro di lei, che resta quindi una libera cittadina americana.
Quella di giovedì pomeriggio in Austria potrebbe invece essere stata l'ultima volta fuori dai confini italici di Raffaele Sollecito per molti anni. Ieri mattina, in Questura a Udine, gli è stato infatti ritirato il passaporto. Sarà però libero di muoversi sul territorio italiano: attualmente si trova in luogo segreto assieme alla nuova fidanzata. Già, perché subito dopo aver fatto presenza in tribunale a Firenze, il giovane ingegnere ha scelto di partire per trascorrere il suo giorno più lungo assieme a Greta - la giovane hostess trevigiana con cui adesso fa coppia - fuori dall'Italia. «Ho fatto un giro in Austria ma appena ho saputo della sentenza sono rientrato, fermandomi durante la notte in un albergo a riposare perché ero stanco», ha raccontato. Ed è proprio in una stanza dell'hotel Carnia a Venzone (un paesino tra Udine e Tarvisio vicino all'Austria e alla Slovenia) che è stato raggiunto dalla Polizia. Gli agenti hanno trovato un ragazzo terrorizzato, come testimoniato anche dal titolare della struttura. Lasciando il Friuli a bordo dell'auto della nuova fidanzata, a chi gli chiedeva come si sentisse, ha risposto semplicemente: «Vorrei che gli altri si mettessero al mio posto». Ha comunque voluto ribadire di non avere mai avuto nessuna intenzione di scappare: continua a proclamarsi innocente e quindi «intenzionato a portare avanti la battaglia fino in fondo», come ha fatto sapere il suo legale, Luca Maori.
Ad attendere, con ansia, l'ultimo atto di questa infinita vicenda, ci sono anche i familiari di Meredith Kercher. Lo hanno ribadito in una conferenza stampa ieri a Firenze i fratelli di Mez. «Nessuno - ha osservato Stephanie, la sorella - ce la restituirà, quindi non possiamo certo essere felici. Anche perché mi sembra che sul processo non sia stata ancora scritta la parola fine.
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