Anche Alitalia volerà all'estero. Air France pronta al controllo

Si tratta sul debito ma senza accordo i francesi si fermeranno sotto il 50%. Domani il cda sui conti semestrali: sono attesi più di 200 milioni di rosso

Anche Alitalia volerà all'estero. Air France pronta al controllo

Passa dal debito la trattativa che porterà Alitalia in mani francesi. L'operazione, sul tavolo di Air France, sta prendendo forma in queste ore in un clima ad alta tensione, acceso dall'affare Telecom che, come benzina sul fuoco, ha risvegliato polemiche sopite.
«Dopo le tlc, un altro pezzo strategico dell'industria italiana sta per finire all'estero», denunciano politici e sindacati, senza considerare che il 28 ottobre scade il vincolo dei soci italiani a cedere le quote della compagnia; che il gruppo deve rifinanziare a breve 300-350 milioni di euro. E domani, in cda, chiuderà i conti del semestre in rosso: le attese degli analisti indicano una perdita che potrebbe superare i 200 milioni (nel primo trimestre le perdite dichiarate sono aumentate da 131 a 157 milioni). All'ordine del giorno è previsto, poi, che l'advisor Banca Leonardo presenti i risultati del suo lavoro con gli istituti di credito.

La banca d'affari è stata incaricata di fare da trait d'union col sistema bancario per trovare soluzioni finanziarie che possano aiutare la compagnia. Basteranno? Secondo fonti finanziarie si tratterà «di un passo verso il risanamento, ma non sufficiente». Un quadro che avvolora l'ipotesi che, già domani, i soci in cda possano deliberare un aumento di capitale in cui, a fare la parte del leone sarà proprio Air France: l'obiettivo sarebbe quello di arrivare appena sotto il 50% (ora al 25%) per non dover consolidare il debito della compagnia. Una soluzione che non troverebbe ostacoli alla luce del fatto che, al momento, i soci italiani non sembrano propensi a investire nuove risorse. Basti pensare che alcuni non hanno versato 55 dei 150 milioni del prestito convertibile deliberato in febbraio.

In questo contesto, il gruppo francese ha affilato le armi e, nonostante sia anch'esso gravato da una situazione finanziaria difficile (debiti sopra 5 miliardi), si prepara a fare la sua parte per ristrutturare il debito di Alitalia. «Le necessità finanziarie della compagnia italiana non sono colossali», ha commentato l'ad del vettore franco-olandese, Alexandre de Juniac. Secondo le prime stime, l'operazione non dovrebbe essere troppo costosa per l'azienda d'Oltralpe, che potrebbe garantirsi una quota di controllo con una spesa intorno ai 150 milioni di euro. Per i francesi «il problema è più che altro come risollevare Alitalia e a quale prezzo, in un mercato nazionale fortemente penetrato dalle compagnie low-cost e del Golfo, alle quali il governo italiano ha concesso parecchi diritti di traffico».

Una stoccata alla strategia italiana nel settore aeroportuale che, senza dubbio, sarà tra i temi sul tavolo che andrà in scena tra i ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti di Italia e Francia, sempre domani. Aspettando il cda, tra gli stop and go del governo che - prima dichiara di non avere veti su Air France e poi, per voce del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, afferma che «al momento non esiste nulla di concreto, e son tutte cose raccontate dai giornali» - la compagnia degli emirati Etihad sembra tornare in partita.

Il gruppo arabo, che nei giorni scorsi sembrava essersi sfilato dal dossier Alitalia, ha fatto sapere, tramite il presidente e ceo James Hogan, che Etihad è pronta a «prendere in considerazione altre partecipazioni azionarie che diano valore aggiunto». L'avvicinarsi del dossier, intanto, preoccupa le associazioni di categoria: a rischio, secondo l'associazione degli assistenti di volo Avia, ci sarebbero 2mila posti.

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